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Dipendenze digitali: a Cagliari il convegno congiunto tra Sinpia e Sinpf sull’uso tossico della tecnologia da parte degli adolescenti

Psichiatria Redazione DottNet | 25/05/2023 17:03

Sono almeno 700 mila gli adolescenti in Italia che trascorrono in media 6 ore al giorno online. Le associazioni Sinpia e Sinpf lanciano l’appello ai genitori: “seguiteli di più”.

Il peso della pandemia e del malessere mentale che ne è conseguito si riflette ancora oggi sui giovani con il disturbo dell’Internet Gaming Disorder (IGG), ossia un uso ossessivo del mondo online e soprattutto social.

Di questo tema e delle correlate possibilità di cura e prevenzione si discute nel Convegno congiunto SINPIA-SINPF, che si svolge il 25 e il 26 Maggio nella città di Cagliari, dal titolo: “Psicofarmacologia clinica in età evolutiva: efficacia, sicurezza e implicazioni di trattamento nelle successive età della vita”.

Gli esperti hanno discusso soprattutto dei possibili interventi psicoterapeutici e farmacologici a favore del benessere mentale dei più giovani, che, con l’uso incontrollato dei social e dei videogiochi stanno perdendo sempre di più il senso della realtà e del giudizio.

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Il mondo virtuale dei social si sta sostituendo sempre più alla realtà in almeno 100 mila adolescenti italiani, fra gli 11 e i 17 anni, ormai sempre chiusi in casa, privandosi del tutto del contatto umano. A questi si aggiungono circa 500 mila ragazzi, soprattutto maschi, che stanno sviluppando una forte dipendenza dai videogiochi.

“I ragazzi oggi sono più spesso vittime di ansia e depressione, meno inseriti nel tessuto sociale e contemporaneamente esposti a stimoli tecnologici radicalmente diversi rispetto ai coetanei di appena vent’anni fa – aggiunge Claudio Mencacci, Co-Presidente Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano –. Pandemia, guerre, crisi ambientali ed economiche stanno amplificando un disagio che era già presente: la progressiva riduzione della socializzazione, la diminuzione delle relazioni affettive e di esperienze tipiche del percorso di crescita sono tutti fenomeni in continua crescita negli ultimi anni, così come la crescente pressione per la performance”.

“I ragazzi oggi sono impauriti, disorientati e trovano nel web, sui social, nei videogiochi – continua Matteo Balestrieri, co-presidente Sinfp e professore di psichiatria all’Università di Udine – un mezzo per alleviare la sofferenza, la paura, l’incertezza, finendo per diventarne dipendenti: puntare sulla prevenzione, aumentando l’attenzione sulla salute mentale dei giovanissimi in famiglia e a scuola, è perciò fondamentale. Occorre osservarli, a casa e in classe, per cogliere i segnali del disagio, imparando a discriminare i segni che sono parte del fisiologico percorso dell’adolescenza dagli indicatori di un disturbo psicologico o una dipendenza comportamentale come quella da videogiochi, internet o social”.

Complici l’isolamento emotivo e la rottura sociale, aggravati dal Covid-19, in Italia il tempo medio trascorso su internet per questi ragazzi si aggira attorno alle 6 ore. Questo è l’allarme che viene lanciato  da un recente studio italiano promosso dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, condotto dall’IRCCS Stella Maris e la AUSL di Bologna.

Secondo i dati raccolti su un campione di 8700 studenti fra gli 11 e i 17 anni, quasi il 12% degli adolescenti, soprattutto maschi, è a rischio di dipendenza dai videogiochi e il 2,5% usa ossessivamente i social media, mentre l’1,8% rinuncia alla vita sociale e familiare, credendo di trovare rifugio solamente nella propria stanza.

La frequenza di un utilizzo problematico di internet, videogame, social e piattaforme è elevata e in aumento – spiega uno degli autori dello studio, Stefano Berloffa dell’UOC di Psichiatria e Psicofarmacologia dell'Età Evolutiva, IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa –. La dipendenza da videogiochi, per esempio, è riconoscibile da vari segni: l’impiego nei momenti di stress, sintomi di astinenza, l’abitudine a mentire sull’uso, la perdita di controllo e degli altri interessi. Spesso si associa ad ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dello spettro autistico o da deficit di attenzione e iperattività: nei Paesi in cui il fenomeno dell’IEG (Internet Gaming Disorder) è ancora più diffuso sono state stilate raccomandazioni per l’uso appropriato di internet e sono stati anche realizzati programmi di prevenzione scolastici. In Asia, per esempio, dove il fenomeno è particolarmente preoccupante, si sono previste misure come il ‘coprifuoco’ per i videogame dalle 22 alle 8 del mattino, o consultori specializzati per imparare a vivere senza internet."

Ma non tutto è perduto: nel convegno, l’unico in Italia dedicato al tema della psicofarmacologia in infanzia, adolescenza ed età adulta, sono state illustrate le possibili attività di prevenzione, terapie cognitive e comportamentali, sia cure farmacologiche in grado di aiutare i giovani pazienti.

“Queste dipendenze non sono diverse dalle dipendenze dalle droghe d’abuso: sono coinvolte le stesse aree cerebrali e gli stessi neurotrasmettitori, dopamina e serotonina – precisa Marco Pistis, della Divisione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica – Unità di Farmacologia Clinica dell’Università di Cagliari –. Una volta diagnosticato il problema, è indispensabile aiutare i ragazzi a riprendere il controllo della loro vita attraverso trattamenti adeguati, A oggi si interviene soprattutto con terapia familiare e cognitivo-comportamentale, vi sono certamente anche terapie farmacologiche sicure ed efficaci, ma servirebbe puntare soprattutto sulla prevenzione”.

L’intervento farmacologico, scelto in base alla sintomatologia specifica e alle caratteristiche del paziente, è spesso fondamentale – conclude Sara Carucci, neuropsichiatra infantile presso la Clinica di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della ASL di Cagliari –. Gli antidepressivi per esempio possono essere d’aiuto, se ansia e depressione sono in comorbidità o incidono sul bisogno di internet, social o videogiochi; in alcuni casi possono rendersi utili gli stabilizzatori del tono dell’umore, per ridurre l’impulsività che può favorire il comportamento compulsivo. Il trattamento con farmaci deve essere però attentamente personalizzato e impiegato sotto supervisione di un medico specialista, e deve sempre essere affiancato da un approccio multimodale, come per tutte le dipendenze e soprattutto negli adolescenti”.

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