La disposizione di legge prevede fino al 2026 la possibilità per i medici del ruolo unico di assistenza primaria con incarico a quota oraria di 24 ore settimanali di avere in carico fino a 1.000 assistiti
«Piena ed immediata applicazione alla normativa, assicurando ai medici a doppio incarico ad attività oraria e fiduciaria di assistenza primaria di esercitare il diritto, legislativamente riconosciuto loro, di conservare, fino al raggiungimento di mille assistiti, la propria attività a ventiquattro ore settimanali nell’ambito del Servizio di Continuità Assistenziale». Lo chiede a gran voce il Segretario Nazionale di Fimmg CA, Tommasa Maio, in una nota inviata a tutti i direttori generali delle ASL d’Italia. Il riferimento è al DL Enti Pubblici e all’approvato emendamento proposto (come prima firmataria) dall’Onorevole Marta Schifone. Disposizione di legge che prevede fino al 2026 la possibilità per i medici del ruolo unico di assistenza primaria con incarico a quota oraria di 24 ore settimanali di avere in carico fino a 1.000 assistiti.
Maio, nel chiedere ora l’applicazione omogenea della norma su tutto il territorio, sottolinea ai direttori generale delle ASL che la mancata applicazione della disposizione normativa, oltre che rivelarsi ingiustamente elusiva di un obbligo di legge connesso ad un diritto soggettivo dei medici, configurerebbe un grave vulnus nei confronti dei cittadini/pazienti, che verrebbero ingiustamente limitati nell’esercizio della libera scelta del medico di famiglia e illegittimamente pregiudicati nel proprio diritto di ricevere assistenza efficiente dal servizio di continuità assistenziale attualmente gravato dalla mancanza di medici disponibili a sostenere i turni. «Altro rischio, non certo trascurabile – rivendica Maio - è quello di creare gravissimi pregiudizi anche nei confronti dei medici ai quali non venisse riconosciuto il diritto di assistere mille pazienti e di conservare l’incarico a ventiquattro ore, visto che decisione sarebbe di certo foriera di rilevantissimo danno giuridico-patrimoniale, che dovrebbe essere ristorato da parte delle Aziende sanitarie che incorressero in questa violazione di legge».
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