Lo suggerisce uno studio pubblicato su The British Medical Journal, condotto da Bernard Srour della Université Sorbonne Paris
Un elevato consumo di diversi emulsionanti (parte del gruppo di additivi alimentari "numeri E"), ampiamente utilizzati negli alimenti lavorati industrialmente, potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiovascolari (CVD). È quanto suggerisce uno studio pubblicato su The British Medical Journal, condotto da Bernard Srour della Université Sorbonne Paris, con importanti implicazioni di salute pubblica, dato l'ampio utilizzo degli emulsionanti nei cibi industriali. Gli emulsionanti - mono- e digliceridi degli acidi grassi, amidi modificati, lecitine, carragenina (derivata da alghe rosse; utilizzata per addensare gli alimenti), fosfati, gomme e pectine - vengono spesso aggiunti a cibi confezionati come pasticceria, torte, gelato, dessert, cioccolato, pane, margarina e pasti pronti, per migliorarne aspetto, sapore, consistenza e durata di conservazione.
Il “modello siciliano” può essere facilmente replicabile su scala nazionale basandosi su di una sana alimentazione e di una corretta attività fisica all’insegna dei “valori” della Dieta Mediterranea
Partendo dall’analisi di oltre 3.800 studi clinici, sono state redatte 81 raccomandazioni che spaziano dall’ambito cardiovascolare all’oncologia, dalle malattie metaboliche ai disturbi neurodegenerativi
Con uso tempestivo +50-70% di sopravvivenza ad arresto cardiaco
Allo stroke sopravvivono 45mila pazienti, che si trovano però a fare i conti con deficit motori (il 40% di loro) e cognitivi (più del 50%)
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
Abbott annuncia la disponibilità in Italia di AVEIR™ DR, il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili al mondo per trattare le persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Eseguiti già i primi impianti in Italia
Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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