Gli esperti prevedono che l’esplosione dei casi di diabete di tipo 2 sarà in gran parte determinata dall’espansione dell’ampiezza del girovita
Consumare una dose di cannella, equivalente ad un cucchiaino, due volte al giorno riduce il rischio di contrarre il diabete di tipo 2 in soggetti a rischio. A rivelarlo un nuovo studio dell’Università della California, Los Angeles, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. L’esplosione, prevista dagli esperti, dei casi di diabete di tipo 2 sarà in gran parte determinata dall’espansione dell’ampiezza del girovita. Uno studio, pubblicato l’anno scorso sul Journal of the American Heart Association, ad esempio, ha rilevato che l’incidenza dell’obesità è legata a circa il 30 – 53% dei nuovi casi di diabete di tipo 2, negli Stati Uniti. Secondo le stime dei Centers for Disease Control and Prevention, quattro americani su dieci sono obesi e il tasso è in aumento. Tra marzo 2020 e marzo 2021, ad esempio, il numero è incrementato del 3%. L’aumento del diabete di tipo 2 potrebbe essere dovuto a fattori dietetici, in quanto le abitudini alimentari americane prevedono un’alimentazione ricca di zuccheri e di alimenti raffinati, noti fattori di rischio per la patologia del diabete.
Secondo il nuovo studio, una dose di cannella, assunta due volte al giorno, potrebbe prevenire il diabete nei soggetti più vulnerabili.
I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: la metà ha assunto due volte al giorno una capsula placebo e l’altro gruppo una capsula contenente un cucchiaino di cannella. I ricercatori hanno monitorato i livelli di zucchero nel sangue dei partecipanti utilizzando i monitor continui del glucosio, che si attaccano al braccio dell’utente con un adesivo e utilizzano un piccolo ago appena sotto la pelle, e hanno scoperto che coloro che avevano assunto la cannella avevano livelli di zucchero nel sangue significativamente più bassi e picchi di glucosio minori, rispetto a coloro che avevano ricevuto il placebo. I ricercatori hanno scoperto che la cannella ha abbassato in modo sostanziale i livelli di glucosio nel sangue di adulti in sovrappeso o obesi con prediabete. “La cannella, ampiamente disponibile e a basso costo, può contribuire a un migliore controllo del glucosio se inserita nel contesto di una dieta salutare, in persone che hanno prediabete legato all’obesità”, hanno dichiarato i ricercatori. Tuttavia, i ricercatori non coinvolti nello studio hanno avvertito che sono ancora necessari esperimenti più ampi. “Sebbene la coorte dello studio sia stata scelta per esplorare gli effetti della cannella sulla regolazione del glucosio in individui con prediabete e obesità, la sua applicabilità a un gruppo demografico più ampio richiede cautela”, ha detto Kelsey Costa, dietista e consulente nutrizionale di Diabetes Strong, che non ha partecipato allo studio. “L’esiguità del campione limita la solidità delle conclusioni e riflette la necessità di studi più ampi e rappresentativi”, ha continuato Costa.
Secondo le stime, il numero di persone affette da questa patologia sarà più che raddoppiato entro il 2050, rispetto al 2021. “La cannella – ha spiegato Costa – potrebbe aver abbassato i livelli di glucosio grazie ai suoi alti livelli di polifenoli e composti, come la cinnamaldeide e le catechine; questi composti naturali aumentano la capacità dell’insulina di entrare in contatto con le cellule, spingendole ad assumere il glucosio in modo più efficace”. “Inoltre – ha proseguito l’esperta – riducono infiammazioni dannose e aiutano il fegato a immagazzinare il glucosio in eccesso sotto forma di glicogeno per il futuro fabbisogno energetico”. I ricercatori hanno anche suggerito che la cannella potrebbe favorire la crescita di batteri sani nel microbioma intestinale, che potrebbero, a loro volta, influenzare i livelli di glucosio. La squadra di ricerca ha ammesso che lo studio presenta dei limiti, in particolare la dimensione ridotta del campione. “Il piccolo numero di partecipanti studiati potrebbe non essere rappresentativo di tutta la popolazione con prediabete e obesità”, hanno precisato gli autori. “Tuttavia – hanno concluso i ricercatori – la dimensione relativamente piccola del campione ha fornito una potenza statistica sufficiente per rilevare una differenza significativa tra gli interventi con cannella e placebo in quasi 700 giorni di osservazioni ripetute”.
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