Pù proteine vegetali, arrivano i nuovi valori per tavole sane
Un'inclusione più generosa di fonti proteiche vegetali, a fronte di quelle di origine animale nella dieta, in ragione di nuove evidenze riguardo la mortalità, ma anche e soprattutto la sostenibilità della produzione di alimenti. E poi più cereali, meglio se integrali, ma anche assumere maggiore quantità di potassio e magnesio attraverso un consumo più abbondante di frutta, verdura e legumi. Dopo dieci anni dall'ultima edizione e un lavoro durato quattro anni, la Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu) presenta ufficialmente a Piacenza, nel corso del XLIV Congresso Nazionale, la V Revisione dei Larn - Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana. "Non si tratta di una rivoluzione - spiega all'ANSA Pasquale Strazzullo (nella foto), past president Sinu - ma di una revisione che ha tenuto conto delle nuove evidenze disponibili sul metabolismo dei vari nutrienti, dei nuovi dati disponibili riguardo le abitudini di consumo e le fonti degli alimenti in Italia e anche dell'adozione di nuovi pesi esemplificativi per l'eta' evolutiva mutuati dall'Oms in sintonia con la Società di Pediatria; questo per contribuire al contrasto della tendenza al sovrappeso e all'obesità nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza".
Uno studio europeo per sfruttare le nuove tecnologie per la corretta alimentazione
Dieta mediterranea, ridotto consumo di sale, maggiore consumo di calcio, frutta e verdura, per acquisire e preservare la massa ossea nel corso della vita
Lo rivela uno studio, pubblicato sul British Medical Journal Nutrition Prevention & Health, condotto dagli scienziati dell’Università di Toronto
Si aggiudica il Premio “Gianni Barba” al Congresso Nazionale SINU lo studio italiano sul rapporto tra alimenti ultra-processati e invecchiamento biologico
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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