dottnet.menu.canale dottnet.menu.minisito dottnet.menu.ecm

La neuroinfiammazione è essenziale per i ricordi e la salute dei neuroni, uno studio ribalta le convinzioni

Neurologia Redazione DottNet | 14/07/2025 13:54

"Non ha solo implicazioni negative. Nelle prime fasi è una risposta fisiologica"

La neuroinfiammazione, legata a malattie come l'Alzheimer e il Parkinson, mostra ora un lato sorprendentemente positivo. Uno studio condotto dai ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine di New York, pubblicato sulla rivista Nature, ha infatti dimostrato che l'infiammazione di specifici neuroni è cruciale per la formazione dei ricordi duraturi e per mantenere il Dna dei neuroni stabile. La ricerca, guidata da Jelena Radulovic, ha rivelato che la capacità di memorizzare le esperienze passate dipende da una sorta di processo di "rompi-e-ripara" del Dna all'interno dei neuroni dell'ippocampo, la regione del cervello considerata il centro della memoria.

   Questo ciclo di "restauro" del nostro materiale genetico non è solo fondamentale per la memoria, affermano i ricercatori, ma agisce anche come meccanismo di protezione contro quei "difetti" del Dna che caratterizzano l'invecchiamento precoce e i disturbi psichiatrici e neurodegenerativi.   I risultati della ricerca sono stati sottoposti da Elizabeth Wood, giovane ricercatrice del team dell'Albert Einstein College of Medicine, alla prima edizione dell'Excellence in Neuroinflammation Award, e sono stati giudicati eccellenti dal Comitato Scientifico della Fondazione Francesco della Valle, che ha promosso il contest.

pubblicità

La Fondazione, nata nel 2023 in memoria di un grande innovatore del settore farmaceutico italiano, Francesco della Valle, si impegna a sostenere i progetti dei giovani ricercatori nel campo all'avanguardia della neuroinfiammazione. Arrivato primo a pari merito tra le oltre 40 candidature di giovani ricercatori di tutto il mondo, lo studio presentato da Elizabeth Wood evidenzia che bloccare la neuroinfiammazione rischia di compromettere la nostra capacità di ricordare a lungo termine, ma anche di aumentare i danni al Dna. Queste scoperte, secondo gli esperti, aprono nuove e promettenti strade per capire come funziona la mente umana e per sviluppare terapie innovative. Anziché "spegnere" l'infiammazione, le future strategie terapeutiche potrebbero concentrarsi sul "regolarla", preservandone gli aspetti positivi che sono essenziali per la memoria e la salute dei neuroni.   "Molte delle ricerche che abbiamo esaminato si concentrano sul lato oscuro della neuroinfiammazione, sul suo ruolo nel causare malattie neurodegenerative o autoimmuni - afferma Vincenzo Di Marzo, presidente del comitato scientifico della Fondazione e direttore associato di Ricerca presso l'Istituto di Chimica Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICB-CNR) -. Lo studio di Vladimir Jovasevic, Elizabeth Wood e colleghi ce ne fa scoprire un lato buono, capace di proteggere i nostri ricordi, e nel contempo ci ricorda che l'infiammazione, in generale, nelle sue prime fasi è pur sempre una risposta fisiologica". Le implicazioni di questa ricerca saranno discusse in dettaglio nel prossimo convegno sulla Neuroinfiammazione che la Fondazione Francesco della Valle sta organizzando in Italia ad ottobre.
  

dottnet.title.comments

dottnet.article.related

Paziente di 8 anni dimesso dopo solo 24 ore dall’intervento

Ricerca italiana, ossitocina alla nascita può ridurre i deficit

Nuove terapie all’orizzonte potrebbero cambiare il paradigma della malattia, ma ritardi diagnostici e rallentamenti nell’accesso alle cure rischiano di creare profonde disparità per i pazienti europe

Pubblicato il “position paper” ufficiale della International Parkinson and Movement Disorder Society (MDS)

dottnet.article.interested

Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata

Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori

Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione

All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti

dottnet.article.latest

dottnet.pagina.piuletti