Lo sbilanciamento incentiva i cosiddetti “viaggi della speranza”, lo spostamento cioè di centinaia di migliaia di pazienti. Ma ora il ministero della Salute vuole correre ai ripari
La spina dorsale della sanità ospedaliera italiana si ferma a Roma. I poli di eccellenza che trattano il maggior numero di pazienti e affrontano i casi più complessi si concentrano infatti soprattutto al Centro-Nord, lasciando al Sud solo una presenza marginale. Secondo l’ultima mappa elaborata dal Ministero della Salute, basata sui dati aggiornati al 2023 delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), tra i 21 “super ospedali” – strutture pubbliche e convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale – soltanto due si trovano nel Mezzogiorno. Dodici sono al Nord, sette al Centro.
La Lombardia guida la classifica con cinque strutture, tra cui spiccano il Galeazzi, l’Humanitas e il San Raffaele di Milano, che registrano anche i punteggi più elevati.
Intanto dal Ministero della Salute fanno sapere che "In relazione alla notizia che riferisce di una mappatura dei migliori ospedali d’Italia, si precisa che il Ministero della Salute non ha redatto né pubblicato alcuna mappa o classifica delle strutture ospedaliere. I dati circolati su alcuni organi di informazione non hanno attinenza con le elaborazioni del Ministero della Salute finalizzate a individuare ospedali di rilievo nazionale per i quali sono ancora in fase di perfezionamento le metodologie di analisi".
Questo squilibrio alimenta il fenomeno dei cosiddetti “viaggi della speranza”: ogni anno, centinaia di migliaia di pazienti – soprattutto dal Sud – si spostano verso il Nord alla ricerca di cure specialistiche. Nel 2023, il valore complessivo dei ricoveri fuori regione ha sfiorato i 3 miliardi di euro. Per contrastare questa tendenza e ridurre le disuguaglianze territoriali, il Ministero della Salute sta lavorando a una riforma strutturale del SSN. Il ministro Orazio Schillaci, intervenuto di recente a Radio24, ha annunciato l’arrivo di due disegni di legge collegati alla prossima manovra finanziaria: uno sul riordino delle professioni sanitarie, l’altro sul potenziamento della rete ospedaliera e territoriale. Il progetto è quello di ridisegnare la rete ospedaliera e di riformare anche il sistema dei medici di famiglia, con una riforma che potrebbe arrivare già dopo l'estate con un ddl di delega. Il ministro vorrebbe creare una rete di "ospedali nazionali di riferimento" di terzo livello che avranno a disposizione le ultime grandi attrezzature mediche d'avanguardia e il necessario personale sanitario senza paletti, grazie ai finanziamenti che saranno messi a disposizione da Roma.
L’obiettivo è chiaro: creare una rete nazionale di ospedali di riferimento di terzo livello, dotati di tecnologie avanzate e personale qualificato, senza i vincoli attuali su assunzioni e risorse. I finanziamenti arriveranno direttamente da Roma, superando l’attuale gestione regionale che in alcuni casi – specie nelle Regioni con piani di rientro – ostacola gli investimenti. L’idea di fondo è portare anche al Sud questa “spina dorsale” della sanità, valorizzando le strutture già presenti e supportandole con fondi dedicati, anche per l’edilizia ospedaliera. Gli “ospedali nazionali di riferimento” godranno di uno status speciale che garantirà maggiore autonomia e risorse mirate, con l’obiettivo di offrire un livello altissimo di assistenza in tutte le specialità complesse, dalla cardiochirurgia alla neurochirurgia fino all’oncologia pediatrica.
Intanto, prosegue la carenza cronica di personale nei pronto soccorso italiani: mancano non meno di 3.500 i medici, con il 38% degli organici che è scoperto. E la situazione non è certo buona neanche se si considerano i correttivi messi in campo come ad esempio cooperative, prestazioni aggiuntive e medici a gettone: resta infatti totalmente assente il 17% dei medici necessari e non sostituiti con alcuna situazione contrattuale A questa condizione di base si sovrappone il noto fenomeno del boarding, cioè la gestione dei pazienti in Pronto Soccorso in attesa di trasferimento nel reparto, che produce un netto incremento del carico lavorativo per ogni dirigente medico in quanto assorbe il 30 - 40% delle risorse interne ai Pronto Soccorso. A lanciare un nuovo Sos su una delle aree della sanità pubblica più in difficoltà è la Simeu (Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza), che ha condotto un'indagine in 153 strutture sul territorio nazionale, corrispondenti a oltre 7 milioni di accessi nel 2024, pari a più del 37% del totale degli accessi di Pronto Soccorso (circa 19 milioni nel 2024).
Ecco l'elenco:
Ospedale Galeazzi Spa (Lombardia, 145,3 punti)
Istituto Clinico Humanitas (Lombardia, 129,3 punti)
San Raffaele (Lombardia, 94,6 punti)
Policlinico di Sant'Orsola (Emilia-Romagna, 62,5 punti)
Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (Veneto, 60,8 punti)
Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (Toscana, 58,5 punti)
Policlinico Gemelli (Lazio, 55,2 punti)
Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (Toscana, 53,7 punti)
Ospedale Sacro Cuore Don Calabria (Veneto, 52,3 punti)
Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche (Marche, 49,7 punti)
Policlinico Campus Biomedico (Lazio, 46,9 punti)
Ospedale Ca’ Granda-Niguarda (Lombardia, 46,2 punti)
Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini (Lazio, 43,9 punti)
Azienda Ospedaliera Dei Colli (Campania, 38,9 punti)
Azienda Ospedale-Università di Padova (Veneto, 34,3 punti)
Policlinico S. Matteo di Pavia (Lombardia, 33,6 punti)
Policlinico San Martino (Liguria, 33,2 punti)
Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino (Piemonte, 32,5 punti)
Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi (Toscana, 31,4 punti)
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria (Piemonte, 29,4 punti)
Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza (Puglia, 27 punti)
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