In Italia una catena di supermercati ritira ogni anno dagli scaffali 400-500 prodotti alimentari. E' quanto emerge incrociando i dati forniti dal ministero della Salute con quelli del controllo qualità di Coop ed Esselunga. Un tema all'ordine del giorno anche in Europa, visto che l'anno scorso l'Italia ha inviato alla DG Sanco di Bruxelles (organismo che coordina il sistema di allerta alimentare europeo Rasff) ben 468 segnalazioni (su un totale di 3.040), collocandosi al primo posto dopo la Germania e la Gran Bretagna. Se ne è parlato nell’ edizione di 'Sicura', Convention su sicurezza alimentare e nutrizione.
"I problemi più diffusi - riporta una nota degli organizzatori dell'evento, curato dall'Ausl di Modena - riguardano la presenza di micotossine in pistacchi e arachidi, poi ci sono salmonella e uso di additivi e coloranti vietati, seguiti dai residui di fitofarmaci e dalla migrazione di sostanze nocive dalla confezione all'alimento". I prodotti made in Italy esportati all'estero e ritirati dal commercio in un anno sono stati 99 (80 segnalati dal nostro ministero e altri 19 da altri Paesi). Al conteggio si sommano 234 casi di allerta arrivati delle Asl su alimenti destinati esclusivamente al mercato italiano.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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