Meno sale, più salute. Un motto da insegnare soprattutto alle donne, particolarmente sensibili agli effetti dei cibi troppo saporiti sulla pressione sanguigna e 'angeli custodi' della dieta sana in famiglia. In occasione della quinta Giornata mondiale contro l'ipertensione arteriosa dedicata al tema 'Sale e ipertensione, due killer silenziosi', la Fondazione Policlinico di Milano arruola il gentil sesso.
In accordo con l'Associazione per il Policlinico e con la I Clinica ostetrica ginecologica dell'università degli Studi cittadina, il Centro ipertensione dell'Irccs di via Sforza ha allestito una postazione davanti all'entrata dell'ospedale Mangiagalli. Dalle 8 alle 3 gli esperti hanno presieduto la Clinica delle donne, offrendo test gratuiti della pressione, sensibilizzando 'l'altra metà del cielo' all'importanza di limitare l'apporto di sale e dispensando un decalogo on consigli ad hoc. L'ipertensione è la prima causa di malattie cardiovascolari (infarto, ictus, scompenso cardiaco) che in Italia uccidono 240 mila persone all'anno e rappresentano il 40% di tutte le cause di morte. "Nel 20% dei casi", uno su 5, "la pressione alta è direttamente collegata all'abuso di sale nella dieta", spiega Fabio Magrini, direttore dell'Unità operativa di medicina cardiovascolare della Fondazione Policlinico-università Statale di Milano.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
Commenti