Neanche l'esperienza traumatica di un infarto riesce a riportarli sulla 'retta via'. I 'sopravvissuti' a un evento cardiovascolare sembrano non imparare la lezione: restano irriducibili delle abbuffate a tavola, in molti casi della sigaretta.
E continuano a 'snobbare' l'attività fisica.
Risultato: fra i pazienti che hanno alle spalle un infarto, gli ipertesi e le taglie XL aumentano invece che diminuire. Lo rivela un'indagine (Euroaspire) condotta dalla Società Europea di Cardiologia (Esc), che ha analizzato per la prima volta nel 1995 e poi nel 2007 i
fattori di rischio in questi pazienti: gli ipertesi sono passati dal 58 al 61%, i soggetti in sovrappeso dal 77 all'83%, gli obesi dal 25 al 38%. Unico, debole, segnale di 'redenzione' si registra fra i fumatori, scesi dal 20 al 18%.
Insomma, i parametri di rischio peggiorano nonostante i farmaci che vengono prescritti a chi ha già avuto un 'segnale' importante come un infarto.
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
Abbott annuncia la disponibilità in Italia di AVEIR™ DR, il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili al mondo per trattare le persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Eseguiti già i primi impianti in Italia
Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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