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Parkinson, la mancanza del testo unico ritarda le cure

Neurologia Redazione DottNet | 15/09/2009 08:56

La malattia di Parkinson comincia anni prima che si verifichino segni riconoscibili e la mancanza di diagnosi precoci - anche per l'assenza di un unico test diagnostico affidabile - causa ritardi nell'avvio della terapia e conseguenze negative sull'evoluzione della patologia.

 Lo hanno detto gli esperti internazionali a confronto a Firenze per il XIII congresso della European Federation of Neurological Sciences (EFNS). ''Non c'è paziente che abbia gli stessi sintomi di un altro - ha detto il dottor Olivier Rascol, professore di farmacologia clinica della clinica universitaria di Tolosa, Franca -. Per i medici quindi la diagnosi è ancora più difficile. Bisogna riflettere sulla necessità di adattare i criteri diagnostici per i malati di Parkinson''. Secondo il professor Werner Poewe, direttore della divisione di neurologia dell'ospedale universitario di Innsbruck (Austria), ''la somministrazione personalizzata della terapia farmacologica può migliorare i risultati e rendere più semplice la cura dei pazienti con Parkinson.

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L'obiettivo è arrivare a una somministrazione unica giornaliera. Il comitato europeo che valuta i farmaci ha espresso parere positivo sul pramipexolo, che nella formulazione a compresse a rilascio immediato è molto efficace sui sintomi e con un regime di somministrazione semplice''. ''Una volta approvato - ha aggiunto il professor Anthony Schapira, professore di neurologia al National Hospital and Royal Free Hospital di Londra - tale farmaco darà ulteriori benefici ai malati di Parkinson. L'obiettivo primario è il controllo efficace dei sintomi motori e non motori in tutti gli stadi della patologia per consentire a chi ne soffre di continuare a svolgere le normali attività quotidiane''.

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