A due anni 9 bimbi su 10 incappano in almeno un'otite media l'anno. Se trascurati, questi disturbi possono compromettere l'apprendimento del linguaggio. "I bambini sono più frequentemente colpiti da disturbi all'apparato respiratorio e uditivo, proprio perché il loro sistema immunitario non è ancora completamente maturo, il tessuto linfatico rinofaringeo è spesso ipertrofico e le tube di Eustachio sono più corte e orizzontali rispetto agli adulti", spiega Vittorio Colletti, direttore della
Clinica otorinolaringoiatrica del Policlinico G.B. Rossi di Verona e della Otorinolaringoiatrica dell'Università degli Studi di Verona. A queste condizioni si deve inoltre aggiungere il ruolo di asili nido e scuole: una maggiore esposizione ad agenti infettivi che comporta rischi esponenzialmente più alti di infezioni di vario tipo.
Problemi a volte banali, che però possono insidiare l'udito. "Le patologie infiammatorie dell'unità rino-faringo-tubarica sono la causa più frequente di ipoacusia in età pediatrica, con un picco di massima incidenza nei primi due anni di vita e nel periodo invernale: a due anni - ribadisce Colletti - circa il 90% dei bambini presenta almeno un episodio di otite media. Se non opportunamente trattati, questi disturbi possono provocare perdite uditive tali da compromettere la percezione verbale, con conseguenti ritardi nello sviluppo linguistico e nell'apprendimento del bambino". Accanto ai farmaci per il trattamento in fase acuta, un alleato valido può essere rappresentato
dalle cure termali.
Particolarmente indicate sono le acque sulfureo salsobromoidiche, come quelle di Terme di Sirmione. "Lo zolfo, il cloruro si sodio, il bromo e lo iodio, di cui sono ricche le acque di Sirmione, svolgono un'azione sia nello specifico (su orecchio, naso e gola), attraverso la fluidificazione delle secrezioni e l'aumento della resistenza delle mucose, sia a livello più generale, favorendo l'incremento delle difese immunitarie", spiega Valerio Boschi, medico idrologo e direttore sanitario Terme di Sirmione.
Sin: l’alcol è una sostanza tossica e teratogena in grado di passare sempre la barriera placentare, indipendentemente dall’unità alcolica assunta o dalla frequenza di consumo o dall’epoca gestazionale e raggiunge il feto
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