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Medicina: studio S. Raffaele Milano svela 'impronta' infarto. Ecco perché colpisce anche persone apparentemente sane

Cardiologia Adelaide Terracciano | 15/10/2009 17:35

I ricercatori dell'ospedale San Raffaele di Milano aprono nuove vie per la comprensione e la prevenzione dell'infarto. Anche nelle persone che apparentemente non rischiano un attacco di cuore. Gli scienziati dell'Irccs di via Olgettina hanno scoperto che, nelle placche coronariche degli infartuati, è presente un elemento estraneo all'organismo che attiva il sistema immunitario. La sua natura è ancora da chiarire, ma la ricerca fotografa una sorta di "impronta dell'assassino", la chiamano gli autori. Lo studio - pubblicato sul 'Journal of Immunology' - è stato condotto in toto nei laboratori dell'università Vita-Salute San Raffaele e dell'Istituto scientifico-universitario San Raffaele, da ricercatori italiani in collaborazione con la Bracco Imaging del capoluogo lombardo.
 

L'insorgenza dell'infarto - spiegano gli esperti in una nota – è comunemente correlata alla presenza di fattori di rischio come lo stress, alti livelli di colesterolo nel sangue, l'obesità e il fumo di sigaretta. Tuttavia, la presenza di queste condizioni riesce a spiegare solo in parte la frequenza di questa grave malattia: molti pazienti colpiti da infarto, infatti, non presentano nessuno di questi fattori di rischio. In questo contesto, l'ipotesi che infezioni causate da batteri o virus possano avere un ruolo è stata spesso avanzata, ma nessuno è stato mai in grado di fornire una prova.

Il lavoro pubblicato dal team del San Raffaele dimostra per la prima volta come, nelle placche coronariche dei pazienti infartuati, le cellule del sistema immunitario che producono gli anticorpi (cioè le proteine in grado di proteggerci da virus e batteri) siano attivate per la presenza di un antigene: una sostanza riconosciuta come estranea dal nostro organismo.

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La dimostrazione di questo fenomeno è stata ottenuta attraverso il clonaggio e la dissezione molecolare dei geni delle cellule deputate alla produzione di anticorpi. Questo ha permesso di evidenziare come, nella placca coronarica dei pazienti colpiti da infarto (ossia nel luogo preciso dove avviene la chiusura dell'arteria, che blocca l'afflusso del sangue al cuore e provoca l'infarto), c'è qualcosa di estraneo al nostro organismo (potrebbe essere un virus o un batterio) che stimola in maniera specifica e intensa una parte 'chiave' del nostro sistema immune.
 

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