Buone notizie per i giovanissimi golosi. Secondo sette ragazzi su dieci il cioccolato provoca l'acne, ma numerosi studi assolvono scorpacciate di barrette e ovetti: non c'è un legame diretto tra questo piacere del palato e i brufoli che colpiscono fino all'87% degli adolescenti italiani. A ricordarlo, citando le conclusioni di due studi, uno pubblicato di recente sul 'Journal of the American Medical Association' e un'altro firmato dai Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta, è l'Associazione dermatologi ospedalieri italiani (Adoi) in occasione di Eurochocolate.
Secondo gli studiosi internazionali, ricorda l'Adoi, "l'acne non è causata dall'ingestione di particolare cibi come il cioccolato". L'Associazione per fare chiarezza ha organizzato il primo Simposio nazionale 'Acne e Cioccolato', in programma al Centro congressi Hotel Giò, di Perugia. Responsabili scientifici dell'appuntamento i dermatologi Stefano Simonetti e Gian Marco Tomassini, dell'Azienda ospedaliera di Perugia. Si tratta di una 'dolce' anteprima del congresso nazionale Adoi, che si tiene quest'anno a Venezia dal 4 al 7 novembre. "L'acne è certamente la malattia della pelle più comune tra gli adolescenti. Ne sono colpiti dal 70% all'87% dei teenager italiani, ma può interessare talora anche soggetti adulti - spiega Patrizio Mulas, presidente Adoi - Numerosi sono i fattori coinvolti nella genesi delle lesioni cutanee: dall'ipersecrezione sebacea alla cheratinizzazione infundibolare, dall'attività della flora microbica degli infundibuli pilari all'azione di altri agenti dell'infiammazione follicolare".
Negli adolescenti la dermatite atopica è associata a un notevole carico psicologico: maggiore vulnerabilità, rabbia, ansia e insicurezza
La campagna promossa da Johnson & Johnson in partnership con APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla psoriasi e offrire screening gratuiti
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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