Un nuovo screening da effettuare sull'embrione prima di procedere con l'impianto nell'utero materno potrebbe garantire alle donne il doppio delle possibilità di riuscita della fecondazione artificiale, riducendo peraltro a zero il rischio che malattie come la sindrome di Down possano colpire il nascituro. A mettere a punto l'innovativa tecnica è stato Dagan Wells dell'Università di Oxford (Gb), che ne presenterà i risultati in occasione della conferenza annuale dell'American Society of Reproductive Medicine in programma ad Atlanta (Usa).
I trial condotti per verificarne l'efficacia - riporta il 'Daily Mail' - hanno dimostrato che l'utilizzo del nuovo screening arriva quasi a raddoppiare le chance di rimanere incinta e di portare a termine la gravidanza anche per le pazienti più avanti con l'età: l'embrione preventivamente testato è stato impiantato con successo nei due terzi dei casi e nell'80% di essi è poi nato un bambino. Il test, chiamato “ibridizzazione genomica comparativa”, consente ai medici di estrarre alcune cellule dall'embrione. Queste vengono poi esaminate per scovare eventuali anormalità genetiche, permettendo di selezionare gli embrioni migliori da impiantare poi nell'utero.
La sperimentazione condotta da Wells ha coinvolto 115 pazienti ricoverate nel Colorado Centre for Reproductive Medicine (Usa), le cui cellule embrionali sono state analizzare nei laboratori dell'ateneo di Oxford. Si trattava in maggior parte di donne che si dichiaravano all'ultimo tentativo di avere un figlio, dopo molti non riusciti. I risultati ottenuti, secondo l'esperto, sono particolarmente rilevanti per le donne meno giovani, che producono più spesso ovociti con difetti genetici che possono bloccare l'impianto dell'embrione, causare aborti o portare all'insorgenza di malattie.
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