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Tv “balia” dei bimbi italiani: 3 ore o più al giorno per 1 su 2 l'indagine, e 6 su 10 usano il computer già a 4-6 anni

Pediatria | 12/11/2009 17:29

Le mamme italiane perdono la guerra contro la tv, che molto spesso rimane la 'balia' preferita dai bimbi della Penisola nonostante i divieti imposti dai genitori. Nel 48% dei casi, praticamente la metà, il bambino rimane incollato al piccolo schermo fino a 3 ore al giorno o più: supera quindi il tempo limite raccomandato dagli esperti. Riscuote alto gradimento tra i piccoli dello Stivale anche il computer, con cui il 61% dei bimbi familiarizza già fra i 4 e i 6 anni di vita. Tanto che i genitori italiani si arrendono pure di fronte ai videogiochi: il 36%, ormai, li concede senza problemi al 'cucciolo' di casa.
 

I dati arrivano da un'indagine a cui hanno risposto 4 mila mamme, promossa dal settimanale 'Donna Moderna' in collaborazione con l'Osservatorio Chicco e la Società italiana di pediatria (Sip). I risultati, che saranno pubblicati domani sulla rivista femminile, sono stati anticipati oggi a Milano e commentati dal presidente Sip Pasquale Di Pietro, dalla psicoterapeutica Maria Rita Parsi, dalla
responsabile dell'Osservatorio Chicco Elena Acquavita, insieme al condirettore di 'Donna Moderna' Cipriana Dall'Orto. Il primo elemento che emerge è l'identikit della 'mamma moderna' italiana: informata, realizzata e consapevole, forse perché "nel 60% del campione la maternità è arrivata tardi, fra i 30 e i 40 anni. Cioè - sottolinea Parsi - dopo aver completato gli studi e iniziato a lavorare".

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Una donna matura e autonoma, dunque, che nel 60% dei casi individua nel pediatra il consulente di cui fidarsi. "Nel nostro Paese la rete di assistenza pediatrica funziona ed è una vera e propria risorsa, specie dopo il primo figlio", conferma Di Pietro. Sul fronte dell'alimentazione, ad esempio, i consigli del pediatra negli ultimi anni hanno giocato un ruolo chiave: "A cominciare dall'allattamento al seno che, per il 36% delle mamme - registra l'esperto - continua oltreil sesto mese di vita. Un buon risultato, dovuto anche al maggior impegno dei pediatri".

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