Holly Patterson aveva appena compiuto 18 anni quando entrò in un consultorio californiano dell’associazione «Planned parenthood» chiedendo una pillola per abortire. In realtà non sappiamo cosa chiese. Sappiamo solo che era spaventata. Era incinta
I suoi genitori non lo sapevano. Holly ricevette una pastiglia da 200 mg di mifepristone al consultorio ed un’altra da 800 mg di misoprostol, con l’istruzione di inserirla vaginalmente dopo 24 ore. Prese appuntamento una settimana dopo, il 17 settembre 2003 per verificare che il feto fosse stato effettivamente espulso. Holly però morì un’ora prima di quel fatidico appuntamento, nel pronto soccorso dell’ospedale di Pleasanton. Suo padre, chiamato d’urgenza, non aveva mai sentito parlare della Ru486 prima che un medico lo informasse che, in seguito a un aborto chimico, sua figlia «non ce l’avrebbe fatta».
Ma Monty Patterson continuava a non capire cosa potesse aver trasformato la sua sana ed energica ragazza nella creatura pallida e incapace di parlare che lo guardava terrorizzata, poco prima di spirare.
Fonte: Avvenire
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