Terapie intensive aperte ai familiari dei malati neuro-muscolari: è questo il primo punto di un decalogo destinato a segnare una svolta nella cura dell'insufficienza respiratoria acuta dei pazienti come Luca Coscioni, che hanno i muscoli troppo deboli per essere in grado di respirare in modo autonomo. Ne hanno discusso a Torino in un convegno anestesisti, pneumologi e neurologi dei più importanti centri italiani specializzati nell'assistenza a questi malati.
L'idea, ha spiegato il professor Marco Ranieri, primario di Anestesia e Rianimazione all'ospedale Molinette e organizzatore dell'incontro, parte dalla considerazione che i parenti dei malati neuro-muscolari si trasformano sempre nei migliori esperti delle cure necessarie ai loro congiunti. ''L'assistenza che possono dare durante il ricovero in terapia intensiva - ha sottolineato - non ha uguali, per cui accogliendoli in reparto non solo si migliora la qualità di vita del pazienti, ma si contribuisce anche a farli vivere più a lungo''. Fino agli Anni Ottanta il problema non si poneva neppure perchè chi era affetto da malattie neuro-muscolari non veniva sottoposto a ventilazione artificiale. I malati vivevano mediamente fino all'età di vent'anni. Oggi in Italia il 40% raggiunge i 28 anni, e alcuni superano i 40 anni, ma circa un centinaio ogni anno lotta con un'insufficienza respiratoria acuta.
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