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Estrogeni contro l'Alzheimer

Psichiatria Redazione DottNet | 11/09/2008 16:00

L'impiego di ormoni potrebbe rivoluzionare le cure contro l'Alzheimer.

Una nuova chiave di lettura per la valutazione degli effetti degli estrogeni sul sistema nervoso centrale apre interessanti orizzonti sulla possibilità di impiego di questi ormoni nel tentativo di prevenire o rallentare il decorso della malattia di Alzheimer. E' il contenuto di uno studio (pubblicato sulla rivista Endocrinology) coordinato da Alessandro Peri, docente di Endocrinologia del Dipartimento di Fisiopatologia Clinica dell'Università di Firenze. Il lavoro prende spunto dagli effetti neuroprotettivi degli estrogeni. La marcata riduzione dei livelli circolanti di tali ormoni, nella donna dopo la menopausa, è associata allo sviluppo di malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer.

I ricercatori fiorentini hanno dimostrato che un mediatore fondamentale degli effetti neuroprotettivi degli estrogeni è il gene seladin-1. Questo gene è stato originariamente isolato nel cervello di pazienti affetti da morbo di Alzheimer (da cui l'acronimo seladin-1, per Selective Alzheimer's Disease Indicator-1) ed i suoi livelli di espressione sono risultati molto ridotti nelle aree cerebrali colpite dalla malattia rispetto a quelle risparmiate.

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''Seladin-1 conferisce resistenza alle cellule nervose nei confronti di fattori neurotossici - spiega Alessandro Peri - L'effetto neuroprotettivo di questa proteina è almeno in parte dovuto alla sua azione di stimolo sulla sintesi del colesterolo intracellulare. Nel nostro studio abbiamo dimostrato per la prima volta che gli estrogeni esercitano azione neuroprotettiva aumentando l'espressione di seladin-1 e quindi la sintesi di colesterolo. Se viene viceversa bloccata l'espressione di questo gene, viene persa la funzione neuroprotettiva degli estrogeni''. L'interesse del lavoro è dato anche dal fatto che i dati sperimentali sono stati ottenuti utilizzando non cellule animali o cellule neoplastiche ma una linea di precursori neuronali umani. ''Il trattamento con estrogeni ha dato in passato risultati contrastanti. Ora appare fondamentale - aggiunge Pieri - la somministrazione di estrogeni nel periodo immediatamente successivo alla menopausa per potere ottenere pieno beneficio a livello cerebrale''.

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