Dutasteride in associazione con tamsulosin ha ridotto il rischio di ritenzione urinaria acuta (AUR) e la necessità di ospedalizzazione per iperplasia prostatica benigna (BPH), nonché il rischio di progressione clinica della BPH rispetto al solo tamsulosin. Inoltre, l'associazione dei due farmaci ha portato a un miglioramento dei sintomi dal nono mese superiore e prolungato rispetto a entrambe le monoterapie.
Lo dimostrano i risultati dello studio CombAT, randomizzato della durata di 4 anni, e condotto su 4844 pazienti a rischio di BPH. La dutasteride è un inibitore della 5-alfa reduttasi in grado di inibire entrambi gli isoenzimi (tipo 1 e tipo 2) che convertono il testosterone in diidrotestosterone ( DHT ) nella prostata e in altri tessuti. Al momento, il farmaco è indicato in monoterapia per il trattamento dei sintomi di BPH di gravità medio-alta e per ridurre il rischio di AUR e di intervento chirurgico alla prostata negli uomini affetti da BPH. Lo studio CombAT ha voluto verificare se l'associazione di dutasteride 0,5 mg con l'alfa bloccante tamsulosin (0,4 mg) sia in grado di migliorare i sintomi e l'outcome clinico in questi pazienti rispetto a entrambe le monoterapie.
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