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Come vivono infermieri e medici il diabete dei loro pazienti?

Diabetologia | 17/12/2009 17:50

Indagare le rappresentazioni e i significati attribuiti al diabete da parte degli operatori sanitari attraverso un approccio etnografico: ecco il senso di uno studio i cui risultati sono stati presentati sulla rivista Assistenza Infermieristica e Ricerca.

I ricercatori del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria dell’Università degli Studi di Milano hanno sottoposto agli operatori sanitari che partecipavano ad un congresso nazionale sul diabete la richiesta di scrivere una narrazione sul tema “Il diabete è per me…”. Le narrazioni sono state analizzate qualitativamente da due ricercatori tramite analisi del contenuto e i dati gestiti tramite un software per la ricerca qualitativa (Nvivo). Sono state analizzate 140 narrazioni: 86 di infermieri, 54 di medici. L’analisi del contenuto ha messo in evidenza 6 tematiche:
- La malattia, che raccoglie le definizioni biomediche e biopsicosociali del diabete;
- Il vissuto del paziente, in cui si descrive come il diabete influisce sull’esistenza dei pazienti;
- Il vissuto dell’operatore, in cui l’operatore svela le sue paure che il diabete colpisca o abbia già colpito se stesso e i propri famigliari;
- La relazione operatore-paziente, in cui emerge la centralità dell’educazione del paziente e la fatica di un rapporto a continuo contatto col cronico;
- Il sistema sociosanitario, comprendente le considerazioni sulla società come causa del diabete ma su cui il diabete pesa in termini economici ed assistenziali.

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I risultati evidenziano una profonda comprensione del vissuto del paziente, soprattutto da parte degli infermieri, fino all’identificazione col paziente. Scrivono gli autori: “A nostra conoscenza nessuno studio, nel nostro Paese, ha esplorato in profondità i significati e le rappresentazioni che il diabete assume nell’esperienza degli operatori sanitari che se ne occupano. Emerge una dimensione relazionale ed educativa ricca, complessa e problematica sia per gli infermieri che per i medici. Interventi sull’area comunicativo-relazionale e sul vissuto degli operatori potrebbero avere ricadute positive sul lavoro coi pazienti.
 

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