Rita Levi Montalcini in questo suo articolo descrive gli studi che porteranno alla sconfitta del terribile morbo
di Rita Levi Montalcini
La mia partecipazione nei giorni scorsi alla Conferenza "NGF 2008" in Israele, congresso biennale nel quale neuroscienziati di tutto il mondo presentano i loro recenti risultati sul NGF, offre lo spunto per una riflessione sui presenti e futuri sviluppi di queste ricerche.
Gli studi che hanno portato alla scoperta della molecola NGF (Nerve Growth Factor) sono iniziati nel campo della neuroembriologia sperimentale, un settore molto sviluppato all'inizio del secolo scorso. La mia profonda conoscenza e i numerosi contributi in questo campo mi avevano convinto che i tessuti periferici rilasciassero un fattore umorale essenziale per lo sviluppo delle cellule nervose preposte all'innervazione degli organi e dei tessuti dell'embrione di pollo. Lo studio dell'attività biologica del NGF è tuttora in continua evoluzione, una lunga saga i cui nuovi capitoli devono ancora essere scritti.
Il 10 dicembre 1986 la cerimonia a Stoccolma per il Premio Nobel segnò l'ammissione ufficiale del NGF nella comunità scientifica, il suo riconoscimento come primogenito di una famiglia di proteine, le neurotrofine, fattori di crescita
Sistemi complessi
Le neurotrofine sono coinvolte nello sviluppo del sistema nervoso e nelle interazioni con il sistema endocrino e immunitario
che sono coinvolti non soltanto durante lo sviluppo del sistema nervoso e in molteplici aspetti fondamentali della fisiologia del sistema nervoso adulto ma anche nelle complesse interazioni tra sistema nervoso, endocrino e immunitario. Il conferimento del Nobel ha segnato una data fondamentale nella saga del NGF. Tuttavia, ho più volte detto che con la scoperta di questa molecola avevo trovato la punta di un iceberg ma c'era tutto un continente sommerso. Recenti studi condotti con i miei collaboratori hanno dimostrato che NGF esplica un ruolo chiave sia negli stadi pre-embrionali ed embrionali sia durante tutto l'arco vitale dell'organismo dei vertebrati.
Lo sviluppo di nuove tecnologie, i progressi ottenuti in tutti i settori della biomedicina e delle neuroscienze, con la caduta delle barriere tra le varie discipline, hanno permesso di affrontare i problemi della biologia con un approccio interdisciplinare che ha consentito di portare una luce nuova sul meccanismo di azione del NGF e sulle sue possibili applicazioni terapeutiche. All'inizio del 2001, al Convegno annuale del Centro Ambrosetti di Cernobbio ho proposto di creare in Italia un centro di ricerca interamente dedicato allo studio del cervello, una realtà scientifica che, ispirandosi al modello dei più prestigiosi centri di ricerca internazionali, potesse dedicarsi allo studio dei meccanismi di base dei circuiti cerebrali e alla comprensione delle patologie di natura neurodegenerativa, in particolare l'Alzheimer.
E' sorto così nel 2005 l'EBRI (European Brain Research Institute), una fondazione privata senza scopo di lucro, della quale sono presidente. Una larga parte delle ricerche presso EBRI costituisce una continuazione dei miei studi sulla biologia di NGF e dei suoi recettori, nel-l'ottica di un rapido avanzamento delle conoscenze e di una applicabilità clinica dei risultati. Un importante contributo al progetto NGF viene dato dai ricercatori che lavorano con me in EBRI. Insieme a Pietro Calissano e ad Antonino Cattaneo, entrambi miei collaboratori ed amici da moltissimi anni, si è dimostrata la
L'obiettivo
È vicino un Ngf ingegnerizzato e ottimizzato da utilizzare a scopo terapeutico per tutte le patologie di natura neurodegenerativa
correlazione tra l'insorgenza dell'Alzheimer e la carenza o mancanza di NGF. In assenza di questo fattore di crescita, essenziale per la vita di intere popolazioni di neuroni, si attivano infatti meccanismi perversi che portano alla formazione di sostanze tossiche per la cellula. Gli studi condotti nel nostro Istituto si propongono, inoltre, di realizzare un NGF ingegnerizzato ed ottimizzato per essere farmacologicamente disponibile per l'applicazione terapeutica nella malattia di Alzheimer e di altre patologie di natura neurodegenerativa.
La creazione di un centro di ricerche come EBRI, se adeguatamente sostenuto dai privati quanto dalle pubbliche istituzioni, avrà importanti sviluppi a livello scientifico e sociale, grazie al suo duplice ruolo di incubatore per la formazione di giovani menti eccellenti e punto di riferimento per il ritorno dei ricercatori che si fanno onore all'estero e che desidererebbero riportare le proprie conoscenze in Italia.
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