Molti italiani sono diretti alle piste da sci o al sole caldo di spiagge lontane. Ma sulla neve o ai tropici, gli specialisti ricordano che è importante proteggersi adeguatamente dai raggi ultravioletti A, B e C. In particolare questi ultimi, una volta trattenuti dall’ozono, oggi ci colpiscono massicciamente: «Vent’anni fa una persona con carnagione chiara che si esponeva al sole senza protezione impiegava dalle sei alle otto ore per sviluppare un intenso eritema, oggi può avvenire in due ore soltanto», sottolinea Matteo Cagnoni, dermatologo e direttore dell’Irdeg (Istituto di ricerca e cura dermatologia globale).
Sia ben chiaro, però: prendere il sole non è proibito. Anzi, un’insufficiente esposizione ai suoi raggi e la carenza di vitamina D (che l’organismo sintetizza in gran parte proprio grazie all’azione dei raggi ultravioletti assorbiti dalla pelle) sono connessi a numerose patologie, come le malattie auto-immuni, le infezioni, i disturbi cardiovascolari e persino i tumori. Il pericolo, semmai, sono le esposizioni intense su aree del corpo poco abituate al sole e le scottature ripetute, in particolare nei più piccoli. E a riprova del fatto che il rischio non sia nell’esposizione solare in sé ci sono le statistiche: la maggior parte dei melanomi, infatti, si sviluppa in aree del corpo normalmente non esposte al sole, mentre rari sono i casi al volto e alle mani, scoperti tutto l’anno. E se il sole è un alleato prezioso, può diventare pericoloso preso in dosi massicce e senza ricorrere alle comuni precauzioni dettate dal buon senso.
Negli adolescenti la dermatite atopica è associata a un notevole carico psicologico: maggiore vulnerabilità, rabbia, ansia e insicurezza
La campagna promossa da Johnson & Johnson in partnership con APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla psoriasi e offrire screening gratuiti
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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