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Pca3: nuovo test molecolare prostata al Regina Elena, prima struttura nel centro-sud

Urologia Redazione DottNet | 22/01/2010 11:56

Si chiama Pca3 il nuovo test genetico specifico per il carcinoma della prostata disponibile all'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. Nel Centro sud, si tratta della prima struttura di sanità pubblica a effettuare questo innovativo esame, a supporto di una diagnosi più accurata e puntuale della forma tumorale prostatica. A oggi, infatti - sottolinea una nota- non esiste un valore di dosaggio del Psa che consenta di escludere la presenza del cancro alla prostata e l'esito della biopsia non risulta correlata alla diminuzione della mortalità.

Il carcinoma della prostata è il secondo tipo di neoplasia più diffusa tra gli uomini, seconda solo al tumore del polmone; questa patologia colpisce ogni anno in Italia più di 11.000 uomini con 6.300 decessi. Una diagnosi precoce seguita da intervento chirurgico, radio o chemioterapia può portare alla guarigione. "Con valori di Psa inferiori a 4 ng/ml - evidenzia Laura Conti, responsabile della Patologia clinica dell'Istituto Regina Elena- la probabilità di cancro della prostata è del 25%. Dopo un prima biopsia negativa, il tumore della prostata presenta un'incidenza che varia dal 15% al 30% in relazione al Psa di partenza, al dato dell' esplorazione rettale e alla tecnica bioptica adottata.

Tale probabilità scende intorno al 10% e in maggior misura alla seconda biopsia negativa". Dunque il margine di incertezza rimane anche dopo l'esecuzione del test Psa e della biopsia.
Nasce così il nuovo test che consente di quantificare il livello di mRna, corrispondente al Pca3 presente nell'urina, che viene iperespresso in elevate quantità nelle cellule neoplastiche della prostata e se elevato offre il vantaggio di predire una più alta probabilità di successiva biopsia alla prostata positiva.
"Il test Pca3 - sottolinea Michele Gallucci, direttore della Struttura di Urologia al Regina Elena - contribuisce a evitare ripetute biopsie in casi con risultati contraddittori e aiuta a effettuare una diagnosi sempre più precoce per forme di tumore prostatico localizzato, che necessita di vigilanza e non di terapie aggressive. In pratica ci aiuta a leggere e a interpretare il valore di un Psa elevato meglio di quanto faccia il Psa libero". "Il Prostata Cancer Gene3 - commenta Paola Muti, direttore scientifico dell'Istituto - se misurato in modo standardizzato, aiuta a definire la diagnosi di tumore alla prostata e a indicare le caratteristiche di aggressività. E' importante per il
nostro Istituto partecipare per contribuire alla ulteriore validazione e implementazione clinica di questo biomarker che solo, assieme a pochi altri ha dimostrato efficacia clinica". L'esame viene prescritto esclusivamente dall'urologo.
 

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