Frutti di bosco come le more non sono solamente un piacere per il palato, ma potrebbero rappresentare una nuova arma contro i tumori. Ricercatori dell'Ohio State University Comprehensive Cancer Center (Usa) hanno infatti testato su modello animale gli effetti del mix di sostanze benefiche contenute in questi prodotti in forma liofilizzata, in particolare su alcuni geni alterati da un composto cancerogeno. Risultato: nei topi di laboratorio con cancro all'esofago che consumavano polvere di more, una parte di questi geni tornava alla propria attività normale.
L'effetto cancerogeno indotto dagli scienziati sui roditori - riporta la rivista 'Cancer Research' - ha coinvolto l'attività di circa 2.200 geni a livello dell'esofago in una sola settimana. Ma grazie al consumo di more liofilizzate, ne sono stati normalizzati 460. Durante gli esperimenti, inoltre, gli esperti sono riusciti a identificare 53 geni che potrebbero giocare un ruolo fondamentale nel primissimo sviluppo dei tumori e che rappresentano dunque un potenziale target per la ricerca su agenti chemiopreventivi. "Abbiamo chiaramente mostrato - sottolinea l'autore principale dello studio, Gary Stoner - che questi frutti di bosco, ricchi di composti anticancro come i fenoli e i fitosteroli, hanno un effetto sull'attività dei geni coinvolti nella malattia.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
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La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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