A ogni donna il suo screening personalizzato per una diagnosi precoce del cancro al seno. E' questa la direzione su cui si deve puntare per una prevenzione corretta. Parola di Francesco Cognetti, responsabile dell'Oncologia medica A all'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, convinto che "non è giusto proporre la stessa cosa a una donna che ha un rischio modesto di cancro al seno e ad una donna che invece corre rischi elevati perché, ad esempio, portatrice di un anomalia genetica importante", spiega l'oncologo durante la presentazione, oggi nella Capitale, di un nuovo strumento ad alta tecnologia per la 'mammografia tridimensionale', di cui si è dotata la clinica privata romana Paideia.
Rispetto al passato, spiega Cognetti, "bisogna fare uno sforzo in più. Oggi conosciamo quali sono i fattori di rischio di tumore della mammella per le donne, sappiamo anche che si può calcolare in ogni singola donna il pericolo individuale. Infine abbiamo nuovi strumenti in grado di superare le difficoltà proprie dell'esame mammografico", come ad esempio la densità delle mammelle nelle donne giovani, che presentano maggiori difficoltà nella lettura delle immagini mammografiche. "Bisogna quindi modulare - continua l'oncologo- sia la scelta del sistema diagnostico migliore per la singola paziente, ma anche la frequenza dell'esame". La proposta di Cognetti è stabilire almeno tre livelli di rischio diversi che necessitano di approcci differenti da quelli tradizionali. Ad esempio nei casi con poco rischio, se sopra i 50 anni, basta sicuramente la mammografia ogni due anni.
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