Umore instabile, gonfiore, emicrania, mal di pancia, stipsi, tensione mammaria, eruzioni cutanee, questi i fastidiosi sintomi dei più comuni disturbi premestruali... Ma se per le ragazze in età scolare tali condizioni possono almeno costituire una buona "scusa" per restare a letto a poltrire, raggiunto il mondo del lavoro questi sintomi debilitanti possono compromettere la sfera lavorativa e in certi casi causare persino danni economici.
È quanto stabilisce una ricerca condotta in Germania, da medici berlinesi, e pubblicata sul Women's Health Issue Journal, che ha valutato gli effetti dei disordini premestruali sulla produttività e sull'assenteismo lavorativo.
Un campione di 822 donne con disordine disforico premestruale (PMDD) o sindrome premestruale (PMS), d'età compresa fra i 15 e i 45 anni, sono state sottoposte ad un sondaggio web che ha indagato la severità del loro problema. Attraverso un questionario a tema, le partecipanti sono state classificate come: pazienti asintomatiche; affette da leggera, moderata o severa PMS; oppure affette da PMDD. La compromissione della produttività lavorativa e l'assenteismo dal luogo di lavoro sono stati valutati retrospettivamente usando strumenti di calcolo come il Premenstrual Symptoms Screening Tool (PSST), il Work Productivity and Activity Impairment (WPAI) questionnaire, ed il Daily Record of Severity of Problems, applicati prospetticamente sugli ultimi due mesi di attività professionale.
Fonte: AdnKronos
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