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La retinopatia e rischio cardiovascolare

Cardiologia | 17/02/2010 14:07

L’assioma che la retina rappresenta l’unico letto vascolare osservabile in vivo in modo ripetibile e in condizioni non invasive e di minimo disturbo per il paziente rende l’esame oftalmoscopico l’esame obiettivo di routine, soprattutto nei pazienti affetti da malattie che possono compromettere l’apparato cardiocircolatorio. Negli ultimi anni sono emersi numerosi dati che confermano la validità di queste affermazioni e sembrano anzi rimettere in discussione la nostra percezione della retinopatia come semplice complicanza cronica di malattie come il diabete e l’ipertensione, recuperandone da un lato gli aspetti di indicatore di alterazioni generalizzate del microcircolo sistemico, che forse erano andati persi fra i ricordi degli anni di studio universitario, e dall’altro ne propongono addirittura un possibile ruolo predittivo della futura comparsa di malattie cardiovascolari e metaboliche.

Gia’ a fine ’800 Marcus Gunn aveva osservato che l’importanza primaria delle alterazioni delle arterie retiniche risiede nella loro associazione con alterazioni vascolari generalizzate del rene e del cervello e nel loro valore prognostico riguardo i possibili eventi che possono verificarsi nei vasi cerebrali … Vorrei perciò sottolineare come l’osservazione oftalmoscopica rappresenti uno dei mezzi clinici più immediati per la rapida identificazione di alterazioni arteriose importanti. Queste parole profetiche dovettero aspettare decenni prima di essere confermate dalla ricerca clinica ed epidemiologica. Sono stati necessari studi epidemiologici su ampie popolazioni di soggetti a rischio per le malattie cardiovascolari per recuperare il significato prognostico delle lesioni retiniche più lievi e dimostrarci come la presenza di segni come i restringimenti arteriolari e gli incroci A-V, sia associata indipendentemente a un aumento del rischio di ictus, coronaropatia e mortalità cardiovascolare,e che tale rischio risulti più che raddoppiato con la comparsa di microaneurismi, emorragie, essudati duri e noduli cotonosi.

Quanto sopra non e’ verificato solo nei pazienti ipertesi e diabetici. Uno degli elementi di novità emersi negli ultimi anni e rappresentato dal riscontro che segni isolati di retinopatia, in particolare microaneurismi, emorragie e noduli cotonosi, sono riscontrabili fino al 10% degli individui non diabetici e non ipertesi. Si tratta di quelle alterazioni retiniche minime che finora venivano trascurate come reperti occasionali di scarsa importanza quando riscontrate nel corso di esami oculistici routinari. Alla luce dei nuovi dati, tuttavia, la presenza di alterazioni retiniche anche minime potrebbe avere un significato prognostico importante in persone che godono altrimenti di ottima salute. Ricercare e definire la retinopatia e’ perciò necessario non solo ai fini della prevenzione della cecità, ma anche per una valutazione più complessiva del rischio cardiovascolare nei pazienti diabetici.

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Fonte: AdnKronos

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