Nel nostro Paese il settore lattiero-caseario raggruppa oltre 42 mila aziende, dà lavoro a 200 mila persone e genera un valore annuo di circa 22 miliardi di euro. Ma solo i prodotti 100% 'made in Italy' garantiscono qualità e sicurezza. Per questo nel 2007 è nato 'Itala', il primo marchio collettivo non commerciale di qualità, all'interno del Programma di promozione del latte bovino italiano con tracciabilità di filiera garantita, sostenuto dal ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali e realizzato da Unalat in collaborazione con Buonitalia Spa e Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran).
Attualmente 10 aziende lattiero-casearie marchiano e commercializzano i loro prodotti con 'Itala', mentre 21 sono quelle che hanno aderito al Programma di tracciabilità. Il marchio viene oggi apposto su oltre 1.500.000 quintali di latte, mentre la quantità di latte tracciato si attesta sui 12 milioni di quintali. "'Itala' - ha sottolineato Giovanni Rossi, presidente Unalat, questa mattina a Roma in occasione di una conferenza stampa organizzata per tirare le somme di questi primi due anni di vita del marchio - è nato per sostenere uno dei settori strategici dell'agroalimentare nazionale, dando vita a un progetto capace di accomunare gli interessi di produttori e consumatori", assicura.
"La piccola mucca tricolore che appare sulle confezioni - ha precisato - è infatti sinonimo di origine italiana dei prodotti lattiero-caseari, di elevato standard qualitativo e di totale tracciabilità di filiera.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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