Salmone, sgombro o sardine che siano, mangiare tanto pesce è da tempo considerata fra le prime regole per il benessere fisico. Scienziati della University of California a San Francisco (Usa) spiegano ora sulla rivista 'Jama' perché le preziose sostanze di cui sono ricchi questi alimenti possono essere considerate come un vero e proprio 'elisir' di giovinezza. Ramin Farzaneh-Far e il suo team riportano di aver scoperto la ragione per cui i grassi acidi omega 3 contenuti in molti tipi di pesce fanno così bene al nostro organismo. E sembra che sia perché aiutano a salvaguardare l'integrità dei telomeri, le estremità terminali dei cromosomi, allungandone la sopravvivenza.
Ciò è apparso evidente analizzando 608 pazienti con malattie cardiovascolari: coloro che negli ultimi cinque anni avevano assunto più pesce sono risultati quelli con i telomeri più lunghi e meno 'consumati'. Inoltre, gli omega 3 fanno vivere più a lungo perché aumentano le chance di riprendersi dopo un infarto, riducono il declino mentale associato all'età e prevengono le modificazioni dell'occhio che possono portare a cecità. Anche test su modello animale hanno confermato l'ipotesi: i topi alimentati con omega 3 a volontà vivono più a lungo di circa un terzo rispetto a quelli che non ricevono queste sostanze nella dieta.
Fonte: Adnkronos
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
Commenti