Uno studio condotto dalla Divisione di Reumatologia e Immunologia Clinica della “University of Texas Health Science Center” ha delineato un nuovo modello animale sulla perdita ossea associata all’età nella post-menopausa, in concomitanza all’obesità. Questo modello sarà utile per la sperimentazione di nuovi farmaci e interventi dietetici nel trattamento di osteoporosi e obesità. L' osteoporosi e l' obesità restano una delle principali preoccupazioni della salute pubblica a causa della fragilità e delle fratture che sono a esse associate. Diversi modelli animali per lo studio della perdita di massa ossea osteoporotica, come l’ovariectomia (OVX) e la denervazione, richiedono capacità chirurgiche uniche e dall’applicazione costosa.
L'aspetto interessante di queste malattie associate all’età è che nessun modello animale riproduce esattamente la progressione di queste specifiche condizioni umane croniche. Di conseguenza, al fine di sviluppare un modello semplice e moderno sulla perdita di massa ossea post-menopausa associata all'obesità, durante l’esperimento, della durata di sei mesi, un gruppo di topi femmina C57Bl/6J aventi dodici mesi di vita è stato alimentato con una dieta ricca di grassi a base di olio di mais 10% (CO) o cibo standard per roditori da laboratorio (LC). Dai risultati è emerso che i topi nutriti con olio di mais al 10 % sono stati esposti a un aumento del peso corporeo, della massa totale di grasso corporeo, della massa grassa addominale e a una riduzione della densità minerale ossea (BMD) misurata in diversi siti scheletrici con la “Dual Energy X-ray Absorptiometry”.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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