Un 'parto senza dolore' resta un'utopia nella maggioranza degli ospedali italiani: il diritto all'analgesia epidurale, che allevia il dolore nelle diverse fasi del parto, è stato inserito nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) fin dal 2008, eppure l'accesso a questa tecnica da parte delle partorienti, secondo alcune stime, e' garantito solo dal 16% dei nosocomi. Il quadro è emerso in occasione del convegno 'Il dolore al femminile - Partorire senza dolore' tenutosi presso la Sala Capitolare del Senato: L'Italia, affermano gli specialisti, è all'avanguardia per le tecniche ma pochi ospedali le garantiscono.
Eppure, rilevano gli esperti, nelle strutture che offrono questo servizio, in modo gratuito e continuativo, in media il 90% delle partorienti ne fa richiesta. E se un parto senza dolore è un diritto garantito nei Lea, di fatto la sua attuazione varia da regione a regione. Tra le più virtuose ci sono la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna. La Lombardia, per esempio, stanzia 5 milioni di euro all'anno distribuiti a tutti i punti nascita mediante integrazione del DRG del parto vaginale al fine di promuovere l'analgesia in travaglio, aumentandone di fatto le richieste dall'8% del 2005 al 16% del 2007. Il Veneto, con un meccanismo distributivo analogo, solo nello scorso anno, ha stanziato fondi per 1 milione di euro. L'Emilia Romagna ha invece emesso delle linee guida per avere un punto nascita che offra l'analgesia epidurale in ogni Provincia. ''Esiste un decreto - spiega il coordinatore della Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e cure palliative Guido Fanelli - che, inserendolo nei Lea, sancisce il diritto delle donne al parto in analgesia epidurale.
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