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Parto senza dolore, un’utopia in Italia

Ginecologia | 27/02/2010 13:44

Un 'parto senza dolore' resta un'utopia nella maggioranza degli ospedali italiani: il diritto all'analgesia epidurale, che allevia il dolore nelle diverse fasi del parto, è stato inserito nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) fin dal 2008, eppure l'accesso a questa tecnica da parte delle partorienti, secondo alcune stime, e' garantito solo dal 16% dei nosocomi. Il quadro è emerso in occasione del convegno 'Il dolore al femminile - Partorire senza dolore' tenutosi presso la Sala Capitolare del Senato: L'Italia, affermano gli specialisti, è all'avanguardia per le tecniche ma pochi ospedali le garantiscono.

 Eppure, rilevano gli esperti, nelle strutture che offrono questo servizio, in modo gratuito e continuativo, in media il 90% delle partorienti ne fa richiesta. E se un parto senza dolore è un diritto garantito nei Lea, di fatto la sua attuazione varia da regione a regione. Tra le più virtuose ci sono la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna. La Lombardia, per esempio, stanzia 5 milioni di euro all'anno distribuiti a tutti i punti nascita mediante integrazione del DRG del parto vaginale al fine di promuovere l'analgesia in travaglio, aumentandone di fatto le richieste dall'8% del 2005 al 16% del 2007. Il Veneto, con un meccanismo distributivo analogo, solo nello scorso anno, ha stanziato fondi per 1 milione di euro. L'Emilia Romagna ha invece emesso delle linee guida per avere un punto nascita che offra l'analgesia epidurale in ogni Provincia. ''Esiste un decreto - spiega il coordinatore della Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e cure palliative Guido Fanelli - che, inserendolo nei Lea, sancisce il diritto delle donne al parto in analgesia epidurale.

Tale decreto da un lato va nella direzione di riallineare l'Italia agli altri Paesi europei nella gestione del dolore delle partorienti; dall'altro lato si propone di riportare il nostro Paese all'interno del corretto standard di ricorso al parto con taglio cesareo''. Eppure l'Italia è all'avanguardia per quanto riguarda l'applicazione degli ultimi sviluppi tecnici in ambito di analgesia epidurale: ''In Europa il nostro è il primo Paese, ad esempio, a introdurre la nuova tecnica PIEB - spiega il professor Giorgio Capogna, Presidente Comitato Scientifico per l'Anestesia Ostetrica, Società Europea di Anestesiologia - che permette alla donna di ottenere un effetto di analgesia costante e di personalizzare la somministrazione dell'analgesico.
Vengono così evitati anche i brevi momenti di dolore che potevano insorgere con la tecnica epidurale tradizionale''. E si batte affinché il parto in analgesia diventi un effettivo diritto anche l'Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (Onda): ''Abbiamo sviluppato il progetto Ospedale Donna - sottolinea la presidente Francesca Merzagora - che prevede la ricerca delle strutture ospedaliere a misura di donna: Onda assegna uno, due o tre bollini rosa ai centri di cura che mostrino un particolare interesse alla salute femminile e dallo scorso anno - conclude Merzagora - un requisito fondamentale per l'ottenimento di 3 bollini è proprio la presenza del parto in analgesia epidurale come possibilità offerta gratuitamente alle donne. L'elenco di questi ospedali è pubblicato in una nostra guida''. Un'iniziativa significativa è inoltre quella portata avanti dall'Associazione Italiana Parto in Analgesia (Aipa), come chiarisce la Presidente Paola Banovaz: ''Stiamo raccogliendo le firme necessarie a sostenere una petizione per far sì che tutti gli enti ospedalieri siano indotti dal ministero della Salute ad accogliere la richiesta delle donne partorienti alla scelta della partoanalgesia''.

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