Scoperta nel cervello culla dei ricordi
"Volevamo sapere come le aree cerebrali che codificano la memoria fossero organizzate - aggiunge Ranganath - per capire se, quando la memoria fa cilecca per colpa dell'età o dell'Alzheimer, c'è un modo di sapere se possiamo contare su altre strutture cerebrali, che ancora funzionano bene".
Così il gruppo di studiosi è ricorso alla risonanza magnetica funzionale e a un gruppo di 'cavie umane', per vedere quale parte del cervello fosse attiva, quando i volontari erano impegnati in un semplice esercizio: memorizzare coppie di parole come 'motore e orso' o 'fegato e albero'. In questo esperimento i volontari hanno memorizzato le coppie sia come parole separate che potevano essere unite in una frase, sia come componenti di una nuova parola, ad esempio 'orso a motore'. "Insomma, abbiamo usato una sorta di trucco della memoria", spiegano i ricercatori.
Quando i volontari hanno memorizzato le coppie di parole sotto forma di composti, i ricercatori hanno visto accendersi la corteccia peririnale. E proprio questo fenomeno permetteva di prevedere se i volontari sarebbero poi stati in grado di ricordare con successo queste coppie di parole, anche in futuro. Insomma, questa parte del cervello è una sorta di culla dei ricordi, destinata a registrare semplici associazioni. Queste informazioni, poi, vengono passate all'ippocampo, che può creare ricordi più complessi, come ad esempio fissare il momento e il luogo in cui abbiamo visto un oggetto o una persona, spiegano gli autori del lavoro, finanziato anche dai National Institutes of Health americani.