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Parkinson: cura precoce può rallentarlo

Psichiatria Redazione DottNet | 18/09/2008 11:38

Parkinson 'lumaca' se il farmaco per tenere a bada i sintomi del temibile morbo viene assunto precocemente. E' quanto emerge dai primi dati di una ricerca internazionale, presentata al congresso dell'European Federation of Neurological Societies a Madrid, che ha coinvolto oltre mille pazienti europei e statunitensi. Secondo i dati iniziali, la terapia farmacologica somministrata fin dai primi sintomi può rallentare la progressione della malattia neurologica. Ma i ricercatori che hanno condotto lo studio ci tengono tuttavia a precisare che occorreranno altri 10-15 anni prima di conoscere i benefici a lungo termine di questo approccio.

Intanto, però, dai risultati preliminari emerge chiaramente che i pazienti trattati con rasagilina - questo il nome della molecola al centro dello studio - subito dopo la diagnosi di Parkinson hanno avuto una forma meno aggressiva della malattia rispetto alle persone curate con la stessa molecola a uno stadio più avanzato della malattia. La rasagilina è già usata per curare il Parkinson, ma è aperto il dibattito su quando sia il momento giusto per iniziare a somministrarla. Alcuni medici, infatti, sono restii a prescriverla nella fasi precoci della malattia, temendo che nel tempo l'effetto possa smorzarsi. Lo studio, che secondo David Burn dell'università di Newcastle ha fornito dei primi risultati "esaltanti", ha mostrato che i pazienti trattati con rasagilina subito dopo la diagnosi erano, dopo 18 mesi, in condizioni migliori rispetto a quelli in terapia con lo stesso farmaco ma solo a partire da nove mesi dalla diagnosi.

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Gli studiosi ritengono che il farmaco potrebbe essere in grado di creare una protezione di lunga durata in difesa delle cellule cerebrali. Una sorta di scudo contro la progressione del morbo di Parkinson. L'effetto della rasagilina è tuttavia molto sottile, sottolineano i ricercatori che hanno presentato lo studio a Madrid. I benefici, infatti, sono stati riscontrati nei pazienti trattati con una dose di un milligrammo, non in quelli curati con una dose maggiore.

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