L'importante è non alzare troppo il gomito. Bere alcolici senza eccessi, rivela uno studio italiano che ha guadagnato le pagine del 'Journal of the American College of Cardiology' (JACC), fa bene al cuore, anche se si tratta di un cuore malconcio.
Lo studio condotto dai laboratori di ricerca dell'università Cattolica di Campobasso rivela, prove scientifiche alla mano, che a 'dosi' moderate e come parte integrante di un corretto stile di vita, uno o due bicchieri di vino al giorno, o l'equivalente in birra o altre bevande alcoliche, riducono il rischio di morte per qualsiasi causa, anche in persone già colpite da patologie cardiovascolari ischemiche.
La ricerca è stata realizzata facendo una meta-analisi sui migliori studi scientifici realizzate negli ultimi anni: otto in tutto, in quattro diversi Paesi (Stati Uniti, Svezia, Giappone e Gran Bretagna). Tutte le ricerche prendevano in esame persone già colpite da un evento cardiovascolare. Nel corso degli anni successivi all'insorgenza della malattia, i pazienti sono stati seguiti da studiosi per capire quali fossero le abitudini di vita, compreso il consumo di alcolici, capaci di contribuire a evitare un nuovo evento clinico.
La meta-analisi ha permesso di unire i dati delle otto ricerche come se si trattasse di un unico studio, per un totale di 16.351 persone esaminate. "Ciò che abbiamo osservato - spiega in una nota Simona Costanzo, epidemiologa e prima autrice dello studio - è che il consumo moderato e regolare di alcol ha un'azione benefica anche nei pazienti colpiti da infarto, ictus o altra patologia cardiovascolare ischemica. Non solo hanno minore probabilità di essere nuovamente colpiti da malattie del genere, ma anche la mortalità, per qualsiasi altro motivo, risulta essere più bassa rispetto a chi non consuma nessuna bevanda alcolica".
L'effetto osservato è molto simile a quello già registrato in persone sane. "La riduzione del rischio - continua Costanzo - è di circa il 20%, ovvero un evento risparmiato ogni 5 pazienti".
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