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Pillola anti-obesità: riparte da Bologna la ricerca

Nutrizione | 07/04/2010 12:09

Dopo il ritiro dal mercato nel 2008 del rimonabant, farmaco che riduceva il peso, ma col rischio di ansia e depressione, una nuova ricerca internazionale a guida italiana riavvia le ricerche su questo tipo di medicinale. Nuovi farmaci anti-grasso simili alla molecola ritirata, infatti, risulterebbero efficaci anche senza agire sul cervello. O almeno così accade nei topi, come dimostra lo studio coordinato da Uberto Pagotto, endocrinologo dell'università di Bologna, e pubblicato sull'ultimo numero della rivista scientifica 'Cell metabolism'.

"Il risultato segna un punto di svolta", spiega Pagotto. "Senza azione sul cervello - continua - si elimina infatti il problema degli effetti collaterali sulla psiche. Si tratta quindi di usare farmaci che non vi penetrino, come quelli recentemente sviluppati e già testati con successo sugli animali. Se si dimostrano validi anche sull'uomo il gioco è fatto. Dopo il ritiro, un mese fa, anche dell'altro importante principio attivo in campo contro l'obesità, la sibutramina, la novità risulta ancora più interessante". Pagotto e colleghi - un network europeo di scienziati tra cui una ventina di italiani, alcuni dei quali stabilmente all'estero - hanno simulato l'azione anti-grasso di farmaci simili al rimonabant su una popolazione di circa 180 topi.

Li hanno divisi in quattro gruppi: uno ha continuato a seguire una dieta magra, come gruppo di controllo, gli altri tre una dieta super-calorica. Di questi, il gruppo che non ha virtualmente assunto alcun farmaco ha aumentato del 30% il grasso corporeo, mentre gli altri due, sia quello che simulava l'assunzione di farmaci ad azione anche cerebrale sia quello che simulava l'assunzione esclusivamente periferica, hanno mantenuto il peso iniziale, senza scostarsi da quelli a dieta magra, nonché livelli più contenuti di colesterolo (-27%), glicemia (-28%) e trigliceridi (-50%).

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Da qui la dimostrazione che l'efficacia delle molecole anti-grasso non è solo legata all'azione encefalica, ma può manifestarsi anche a livello periferico, interagendo con le terminazioni nervose del tessuto adiposo, del fegato e dei muscoli. Si parla di simulazione perché gli
scienziati, a dire il vero, non hanno fatto ricorso a farmaci, ma a topini geneticamente modificati, appositamente generati nei laboratori di Bordeaux da Giovanni Marsicano e di Magonza da Beat Lutz, e studiati presso il Centro di ricerca biomedica applicata del policlinico Sant'Orsola di Bologna, presso la cui Unità operativa di endocrinologia sono attivi Pagotto e altri studiosi. L'intuizione alla base dello studio è stata quella di utilizzare topini concepiti in partenza per non possedere alcuni recettori. Così si è visto che i roditori che non li avevano in testa rimanevano magri quanto quelli che ne erano privi sia in testa sia nel resto del corpo,mentre quelli che li avevano ovunque ingrassavano vistosamente.
I ricercatori in realtà hanno fatto molto di più. Sono riusciti non solo a localizzare le zone del corpo a cui agiscono i medicinali, ma anche a spiegarne il meccanismo di azione.
Fonte: Adnkronos

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