Dopo il ritiro dal mercato nel 2008 del rimonabant, farmaco che riduceva il peso, ma col rischio di ansia e depressione, una nuova ricerca internazionale a guida italiana riavvia le ricerche su questo tipo di medicinale. Nuovi farmaci anti-grasso simili alla molecola ritirata, infatti, risulterebbero efficaci anche senza agire sul cervello. O almeno così accade nei topi, come dimostra lo studio coordinato da Uberto Pagotto, endocrinologo dell'università di Bologna, e pubblicato sull'ultimo numero della rivista scientifica 'Cell metabolism'.
"Il risultato segna un punto di svolta", spiega Pagotto. "Senza azione sul cervello - continua - si elimina infatti il problema degli effetti collaterali sulla psiche. Si tratta quindi di usare farmaci che non vi penetrino, come quelli recentemente sviluppati e già testati con successo sugli animali. Se si dimostrano validi anche sull'uomo il gioco è fatto. Dopo il ritiro, un mese fa, anche dell'altro importante principio attivo in campo contro l'obesità, la sibutramina, la novità risulta ancora più interessante". Pagotto e colleghi - un network europeo di scienziati tra cui una ventina di italiani, alcuni dei quali stabilmente all'estero - hanno simulato l'azione anti-grasso di farmaci simili al rimonabant su una popolazione di circa 180 topi.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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