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Malattie renali, italiani scoprono origine autoimmune

Nefrologia | 09/04/2010 16:32

Il 'super lavoro' del sistema immunitario e la conseguente risposte autoimmune dell'organismo sotto accusa per lo sviluppo di alcune malattie renali. Uno studio italiano, condotto dall'Unità operativa di nefrologia, dialisi e trapianto dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova, in corso di pubblicazione sul 'Journal of American Society of Nephrology', dimostra infatti l'origine autoimmune insospettata di patologie a carico dei reni. In alcuni casi, un eccesso di lavoro per il sistema immunitario - causato da un numero troppo elevato di radicali liberi da neutralizzare - determina una risposta 'dannosa'. La fisiologica attivazione di sistemi antiossidanti intracellulari (quando non coincide con una difesa verso i batteri) può scatenare, infatti, la formazione di anticorpi che l'organismo rivolge verso i propri tessuti, causando importanti lesioni a organi vitali quali rene, fegato e polmone. Nel caso specifico preso in esame dai nefrologi del Gaslini si arriva alla degenerazione del rene che, se mal curata, può rendere necessaria la dialisi. La ricerca, coordinata da Gian Marco Ghiggeri, direttore dell'Unità operativa di nefrologia, dialisi e trapianto del Gaslini, nasce da una collaborazione fra l'Istituto genovese e l'Università di Parma.

I risultati ottenuti sono stati resi possibili dallo sviluppo, nella struttura ligure, di tecnologie d'analisi molto sofisticate, che vanno dall'identificazione di anticorpi isolati direttamente nei reni dei pazienti alla loro caratterizzazione tramite tecniche biochimiche avanzate (spettrometria di massa). "E' la prima dimostrazione che i normali e utili sistemi antiossidanti possono scatenare anche reazioni autoimmuni, ed è anche la prima volta che si identificano molecole renali che scatenano l'autoimmunità e quindi la degenerazione del rene", spiega Ghiggeri. "Siamo rimasti sorpresi - continua - dall'avere scoperto che le molecole che scatenano l'autoimmunità renale sono proprio le stesse che dovrebbero proteggere il rene dai radicali liberi. Questa ricerca può essere il primo passo verso una nuova concezione dei meccanismi che portano all'insufficienza renale, un nuovo modo di studiare questa patologia, in grado di realizzare nuovi possibili approcci terapeutici".

I radicali liberi sono metaboliti dell'ossigeno che vengono prodotti dalle cellule bianche del sangue per limitare i danni di batteri e virus. Una quota importante è inoltre prodotta durante i cicli metabolici per la produzione di energia. Ma mentre la produzione di radicali liberi nel corso di un'infezione è positiva per l'organismo, l'eccesso di produzione durante i cicli metabolici è 'indesiderata', perché i radicali sono tossici per i batteri ma anche per le cellule dell'organismo.

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Le cellule, per limitare i danni causati dai radicali, producono fisiologicamente delle molecole note come enzimi antiossidanti. Attività antibatterica ed eccesso metabolico sono le due facce opposte di queste molecole, che se da una parte permettono la vita, dall'altra ne possono limitare la durata. L'eccessiva produzione di ossidanti dovuta a fattori ambientali, eccessi nella dieta, stress, sembra essere diventata una costante nella vita moderna, con la quale l'uomo dei prossimi decenni è chiamato a confrontarsi. Il dover considerare la produzione di radicali liberi dell'ossigeno come fattore scatenate di malattia è diventato un paradosso dell'età moderna, in cui l'evoluzione tecnologica coincide sempre più con l'eccesso in tutte le sue manifestazione, dalla dieta, allo stress da lavoro, all'ambiente troppo inquinato. Terapie sempre più avanzate sono rese disponibili dall'industria farmaceutica per limitare i danni dell'ossidazione nelle patologie umane, ma oggi non esistono chiare dimostrazioni dell'estensione e della tipologia dei danni che crea.
Fonte: Adnkronos
 

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