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Italiano in Usa studia medaglione-scudo per trapianto isole pancreatiche

Diabetologia Redazione DottNet | 18/09/2008 16:32

Nuove speranze per i malati di diabete di tipo 1. Sono frutto del genio italiano e della tecnologia made in Usa, infatti, le speciali nanocapsule per il trapianto di isole pancreatiche per l'immunosoppressione localizzata, studiate e testate in Florida dal team di Camillo Ricordi, direttore scientifico del Diabetes Research Institute dell'Università di Miami.

Lo studioso, dal 1985 al lavoro negli Stati Uniti, è ottimista: "Stiamo testando questo sistema ibrido sugli animali, e se tutto va bene fra tre anni partiremo con gli studi sull'uomo", spiega Ricordi, a margine del meeting dell'Easd 2008 in corso a Roma.
Ma come funziona questo dispositivo ibrido che promette di mandare in pensione la terapia anti-rigetto tradizionale? "Sembra un medaglione in materiale biocompatibile, di plastica o titanio, realizzato come una sottolissima rete, che lascia passare all'interno vasi e sostanze nutritive. Dentro c'e' un materiale spugnoso con racchiude le isole pancreatiche, i fattori di crescita e i farmaci immunosoppressori, che vengono liberati solo lì dove servono".

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Il dispositivo ha un diametro di 4 cm e uno spessore di 0,5. "E' una sorta di membrana semi-permeabile, pensata per permettere alle cellule trapiantate di nutrirsi e non morire. Ma le difende anche dall'attacco del sistema immunitario". Se tutto andrà bene, il medaglione verrà testato sull'uomo fra tre anni. "La mia speranza è che fra 5-7 anni il trapianto delle isole pancreatiche possa diventare realtà per quanti ne hanno bisogno". A creare problemi, infatti, oggi sono proprio i farmaci necessari a impedire il rigetto. "Nei primi trapiantati si è visto che la insulinoindipendenza si riduceva con il passare del tempo.

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