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Da farmaco antirigetto a scudo per rene malato, studio italiano

Nefrologia | 03/05/2010 11:21

La doppia vita di sirolimus: da farmaco antirigetto per chi ha subito un trapianto a 'scudo' per i reni malati di pazienti colpiti da una patologia genetica (il rene policistico bilaterale dominante). La scoperta è made in Italy. Un gruppo di ricercatori dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo firma uno studio che svela potenzialità inedite del farmaco: sembra che sia in grado di proteggere il rene dei pazienti con malattia policistica, bloccando la crescita delle cisti e aumentando il volume del tessuto renale sano.
Lo studio sarà pubblicato domani sul 'Journal of the American Society of Nephrology'. I risultati, spiegano gli esperti in una nota, sono incoraggianti, soprattutto se si considera che questa malattia genetica - una delle più frequenti - è ancora senza cura. E i pazienti sono condannati a peggiorare, fino a raggiungere uno stadio di insufficienza renale che richiede la dialisi.

Negli ultimi anni i ricercatori si sono impegnati a capire il meccanismo per cui un tessuto renale normale alla nascita con il tempo si trasforma e genera cisti sempre più grandi. Si è così scoperto che nel processo di formazione delle cisti è coinvolta una proteina che si chiama mTOR. Questa proteina, spiegano gli autori della ricerca, può essere bloccata da un farmaco, il sirolimus, che abitualmente viene impiegato nella terapia del rigetto del trapianto (è un immunosoppressore). I ricercatori di Bergamo hanno utilizzato il sirolimus in uno studio (a cui è stato dato il nome 'Sirena') che ha coinvolto 21 pazienti con il rene policistico. Tutti i pazienti sono stati studiati a più riprese con la Tac, per controllare le dimensioni e il numero di cisti.

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Dopo 6 mesi la terapia con questo farmaco aveva bloccato la crescita delle cisti, e anche aumentato il volume del tessuto renale sano. Non solo: il farmaco è stato in generale ben tollerato e non ha dato effetti collaterali importanti.
Uno dei massimi esperti di rene policistico, Robert Schrier dell'università di Denver (Usa), ha espresso parere positivo sullo studio. Lo scienziato è convinto che offra una concreta speranza di cura ai pazienti. I ricercatori, intanto, stanno proseguendo i loro studi. Obiettivo: capire se il sirolimus, arrestando la crescita delle cisti renali, può salvare i pazienti dalla perdita della funzione renale e quindi evitare, o quanto meno ritardare, l'approdo alla dialisi.
Fonte: Adnkronos
 

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