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L'impiego di ranelato di stronzio nell'osteoporosi

Reumatologia | 07/05/2010 07:27

Al giorno d'oggi è frequente imbattersi in donne in età post-menopausale,ancora giovani,o isterectomizzate in età premenopausale, che lamentano insistentemente patologie algiche dell'osso. Un semplice esame rx a buona definizione,o meglio una MOC,ci rivelano la  presenza di osteoporosi,ovvero "perdita di massa ossea".


L’osteoporosi post-menopausale,cagionata per lo più dalla caduta degli ormoni estro- progestinici che direttamente influenzano,in senso “produttivo” l’attività osteoblastica e quindi il turnover osseo,ha assunto negli ultimi anni rilevanza di malattia sociale.
Statisticamente è provato che oltre il 70% delle donne in menopausa manifestano rarefazioni ossee mineralometricamente rilevabili con t-score medio < 2,5 e dolori diffusi maggiormente localizzati al rachide lombosacrale ed alle articolazioni coxo-femorali.
Un 10% di questa popolazione va anche incontro a fratture femorali spontanee che riguardano maggiormente i metameri vertebrali più sollecitati dall’attività motoria e principalmente: D12 – L3-L4-S1 .
Osteoporosi,secondo la dizione più comune,significa “perdita di massa ossea” e quindi di calcio,il che farebbe pensare ad una calcemia ridotta,o comunque al di sotto di 7/8 mg/100 ml : ma non è così.
Infatti la maggior parte delle osteoporosi riscontrate in donne di età superiore a 55 anni rivela calcemie normali e comunque comprese nel range di 9/11 mg/100 ml, se non addirittura valori più alti.
Salvo casi rari di disendocrinopatie,gli ormoni che regolano l’omeostasi calcemica,il paratormone e la calcitonina, sono nella norma,e anche la Vitamina D,o “ormone D”,che favorisce l’assorbimento gastrointestinale del calcio,è nella norma e svolge egregiamente il suo compito,specie a mucosa intestinale integra.

Si pone a questo punto il problema di reperire un farmaco che blocchi la decalcificazione e ripristini un tessuto osseo dalla trabecola tura più solida possibile e quindi resistente in modo ottimale alle sollecitazioni meccaniche.
Il primo farmaco storicamente impiegato nel ripristino della massa ossea fu la calcitonina,tosto abbandonata però dopo il riscontro di uno scarso effetto ricalcificante a fronte di una rilevante spesa individuale pro capite,successivamente si passò all’alendronato in varie posologie e formulazioni,farmaco ancora oggi impiegato.
L’alendronato potenzia la funzione osteoblastica “incollando” calcio sull’osso ed al contempo effettuerebbe una riduzione dell’attività osteoclastica.
La qualità però dell’osso “restaurato” non ha,spesse volte,la solidità strutturale indispensabile ad un osso “portante” ecco che le fratture si ripropongono, specie nei distretti più ergonomicamente sollecitati.

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Quindi è necessario passaggio all’impiego del ranelato di stronzio che,agisce sulla biochimica dell’osteoblasto producendo un osso strutturalmente più solido e compatto, soprattutto nella sua componente trabecolare.
Studi mineralometrici,ma soprattutto scintigrafici e risonanze magnetiche, hanno fatto rilevare come l’impiego del ranelato di stronzio “produce” osso di resistenza fisiologica al carico,specie se l’assunzione del farmaco viene potenziata dalla co-somministrazione di Vitamina D.
Lo scrivente ha sperimentato il ranelato di stronzio (RS ),per 18 mesi, su 5 soggetti di sesso femminile diversi per età e patologie ed appresso elencati:
- L.R. 47 anni ,in menopausa da 1 anno,con nefropatia ,ipertensione ed osteoporosi di entità non grave (t- score < 2,90) a fine trattamento,senza riscontro di effetti collaterali,il t- score si manteneva intorno a 2,40 senza danno osseo obiettivabile.
- D.R. 39 anni in menopausa chirurgica da 9 anni,magrezza da ipertiroidismo, osteoporosi consistente ad inizio trattamento < 3,30 di t-score,a fine trattamento,nessuna frattura con t-score pari a 2,30.
- A.A. 72 anni , menopausa a 48 anni,diabete,ipetensione,tia ripetuti,osteoporosi ad inizio trattamento con t-score < 3,30:a fine trattamento ,senza fratture intercorse,t-score di 2,50.
- G.G. 72 anni , menopausa a circa 48 anni,grave osteoporosi in fase iniziale con t-score < 4,90,dopo trattamento con RS e Vitamina D ,in presenza di crollo vertebrale di L3,t-score pari a 2,00.
- D.A. 61 anni , menopausa a 50 anni,grave cifoscoliosi dorso-lombare con evidente deformità del gibbo e crolli vertebrali multipli,t-score iniziale <4,30,a fine trattamento con RS e Vitamina D,t-score di circa 2,90/3,30.
Globalmente nei casi elencati il t score diminuiva del 25/30 % portandosi a valori di 2,00/2,30 molto prossimi alla norma. L’osso ispezionato con vari esami strumentali faceva riscontrare aumento di compattezza della spongiosa e della resistenza al carico,lasciando presupporre che il prosieguo del trattamento avrebbe condotto a risultati sempre più soddisfacenti.
Diego Spanò- reumatologo/ortopedico- Messina (Italy) /relazione per l’Università Complutense di Madrid
di maggio 2010.

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