Al giorno d'oggi è frequente imbattersi in donne in età post-menopausale,ancora giovani,o isterectomizzate in età premenopausale, che lamentano insistentemente patologie algiche dell'osso. Un semplice esame rx a buona definizione,o meglio una MOC,ci rivelano la presenza di osteoporosi,ovvero "perdita di massa ossea".
L’osteoporosi post-menopausale,cagionata per lo più dalla caduta degli ormoni estro- progestinici che direttamente influenzano,in senso “produttivo” l’attività osteoblastica e quindi il turnover osseo,ha assunto negli ultimi anni rilevanza di malattia sociale.
Statisticamente è provato che oltre il 70% delle donne in menopausa manifestano rarefazioni ossee mineralometricamente rilevabili con t-score medio < 2,5 e dolori diffusi maggiormente localizzati al rachide lombosacrale ed alle articolazioni coxo-femorali.
Un 10% di questa popolazione va anche incontro a fratture femorali spontanee che riguardano maggiormente i metameri vertebrali più sollecitati dall’attività motoria e principalmente: D12 – L3-L4-S1 .
Osteoporosi,secondo la dizione più comune,significa “perdita di massa ossea” e quindi di calcio,il che farebbe pensare ad una calcemia ridotta,o comunque al di sotto di 7/8 mg/100 ml : ma non è così.
Infatti la maggior parte delle osteoporosi riscontrate in donne di età superiore a 55 anni rivela calcemie normali e comunque comprese nel range di 9/11 mg/100 ml, se non addirittura valori più alti.
Salvo casi rari di disendocrinopatie,gli ormoni che regolano l’omeostasi calcemica,il paratormone e la calcitonina, sono nella norma,e anche la Vitamina D,o “ormone D”,che favorisce l’assorbimento gastrointestinale del calcio,è nella norma e svolge egregiamente il suo compito,specie a mucosa intestinale integra.
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