Sono stati oltre 17mila i pazienti italiani che hanno assunto in due anni il 'farmaco della lucertola', nuovo medicinale per i malati di diabete di tipo 2 monitorato attentamente fin dal suo arrivo in Italia. Sviluppato grazie all'osservazione del Gila Monster, una particolare lucertola dell'Arizona, l'exenatide è destinato al trattamento del diabete di tipo II. In quanto farmaco innovativo, la molecola è stata oggetto di un monitoraggio da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, che ha raccolto la casistica di pazienti più ampia in tutta Europa: in due anni 17.298 pazienti osservati. "Gli studi clinici - ricorda Francesco Dotta, docente di endocrinologia e malattie metaboliche all'Università di Siena, in occasione del Congresso nazionale della Sid (Società Italiana di Diabetologia) al via a Padova - avvengono su pazienti selezionati, 'in serra', diversamente dalla condizione di 'real life', in cui intervengono altri fattori come l'accesso al farmaco, altre terapie concomitanti o la compliance del paziente.
Per valutare se un farmaco, specialmente di una nuova classe, incontri le aspettative dei
risultati degli studi clinici anche in condizioni reali bisogna solitamente aspettare molti anni. Grazie al monitoraggio dell'Aifa abbiamo, invece - dice Dotta - già la verifica di come gli incretino mimetici agiscano nella pratica quotidiana. La fotografia scattata dai dati ci conferma i dati che sono emersi dagli studi clinici, per alcuni aspetti li migliora". Secondo l'analisi dell'ultimo report pubblicato, "exenatide - ricorda Lilly in una nota - ha mostrato un miglioramento progressivo e costante dei parametri del paziente, nel corso dei follow-up a 4 mesi e a 1 anno, una progressiva perdita di indice di massa corporea, di peso, della circonferenza vita, una stabilizzazione della glicemia".
Fonte: Adnkronos
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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