Si chiama HspB8 ed è una piccola proteina che potrebbe passare alla storia per le sue doti di 'spazzina' anti-Sla (sclerosi laterale amiotrofica). A ipotizzarlo un gruppo di ricercatori italiani che l'hanno individuata e hanno osservato un suo 'talento' naturale: quello di favorire la rimozione delle proteine neurotossiche responsabili della grave malattia neurodegenerativa. Il loro lavoro, pubblicato online sulla rivista Human Molecular Genetics, introduce una novità che potrebbe contribuire a chiarire i meccanismi molecolari alla base della Sla e aprire nuove prospettive farmacologiche.
A firmare lo studio un team di studiosi di Milano, guidati da Angelo Poletti del Cend (Centro di eccellenza per lo studio delle malattie neurodegenerative) della Statale di Milano, Silvia De Biasi del Dipartimento di scienze biomolecolari e biotecnologie dello stesso ateneo e Caterina Bendotti dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. I motoneuroni (neuroni responsabili della contrazione dei muscoli) dei malati di Sla, ricordano i ricercatori, contengono aggregati di proteine anomale, il cui accumulo può provocare la morte dei neuroni stessi. Proprio i 3 scienziati che firmano questa nuova ricerca, in studi precedenti condotti su modelli cellulari ed animali di Sla, avevano dimostrato che questo accumulo di proteine anomale dipende da alterazioni di un complesso sistema enzimatico, il proteasoma, normalmente deputato alla degradazione delle proteine intracellulari.
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