Il primo studio completo che ha passato al setaccio l'intero genoma umano nell'alopecia areata (una forma di calvizie), suggerisce un nuovo meccanismo all'origine della malattia. Non solo: la ricerca pubblicata su 'Nature', spiegano gli autori, apre la strada a nuove opzioni terapeutiche. L'alopecia areata, ricorda il team di Angela Christiano della Columbia University di New York (Usa), è una delle più comuni malattie autoimmuni, e si manifesta quando il sistema immunitario attacca i follicoli capilliferi, causando la caduta dei capelli totale o a chiazze.
Secondo gli scienziati lo studio delle variazioni nel genoma di oltre 1.000 pazienti e 3.000 soggetti sani di controllo, ha rivelato l'esistenza di diverse regioni genetiche legate alla suscettibilità alla malattia. I risultati, in particolare, suggeriscono un coinvolgimento di forme di immunità innate e acquisite. Ed evidenziano come livelli elevati di proteine Ulbp possano contribuire a scatenare la risposta autoimmune.
Fonte: Adnkronos
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Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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