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Italiani scoprono la proteina p66, interruttore molecolare per spegnere diabete

Diabetologia | 12/07/2010 17:23

Colleghi dell'università Cattolica di Roma hanno individuato un interruttore molecolare per impedire la comparsa del diabete. Negli esperimenti sui topolini hanno scoperto che è sufficiente spegnerlo per prevenire questa grave malattia indotta sempre più spesso da eccessi calorici e sedentarietà. Si tratta di un gene dell'invecchiamento, che 'codifica' per la proteina p66, identificato alcuni anni fa da altri ricercatori italiani: ebbene, il nuovo studio evidenza che mettendolo Ko si impedisce la comparsa del diabete nei topi, anche a fronte di un'alimentazione squilibrata ed eccessiva che porta a sovrappeso o obesità e quasi sempre allo sviluppo di questa malattia.

Se gli stessi risultati saranno riprodotti sull'uomo, forse p66 potrebbe divenire un'arma potente contro una delle epidemie del XXI secolo. Infatti, Tommaso Galeotti direttore dell'Istituto di patologia generale della Cattolica ed esperto di bioenergetica ha dichiarato che: "L'obesità e la sindrome metabolica sono frutto di un eccesso calorico e in parte di una predisposizione genetica e sono legate al diabete 'alimentare' e all'invecchiamento accelerato anche se i meccanismi molecolari che partecipano a questo processo patologico, non sono completamente compresi".

Il gene su cui si sono concentrati i ricercatori, "p66shc agirebbe da 'sensore' dei nutrienti, favorendo non solo l'accumulo di grasso nelle cavie, ma anche e soprattutto l'insorgenza di iperglicemia e diabete. Infatti, topi obesi in cui questa proteina viene messa ko sono molto meno suscettibili allo sviluppo della malattia rispetto a cavie extralarge che però hanno p66shcA funzionante".

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Inoltre i topolini senza p66, benché obesi, vivono anche più a lungo, a conferma del ruolo già noto di p66 nell'invecchiamento. Dunque, "p66shcA accorcia la vita, non solo attraverso il meccanismo dello stress ossidativo - prosegue Pani - ma anche informando le cellule, soprattutto quelle adipose, della presenza di un eccesso di cibo da assimilare". Bloccando quest'interruttore, "si possono quindi 'ingannare' le cellule facendo loro percepire meno cibo di quello che si è realmente mangiato". Ovviamente niente facili entusiasmi: non è l'elisir della magrezza eterna. Il blocco di p66, infatti, non preverrebbe tanto l'accumulo di grasso,ma solo le sue conseguenze negative sulla salute e la longevità. I risultati ottenuti dai ricercatori della Cattolica aprono alla possibilità di utilizzare p66shc come bersaglio molecolare per nuove terapie contro il diabete. 

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