"Sono circa 100 le cause che possono spingere un ginecologo a optare per un cesareo: si va da indicazioni di tipo materno, a quelle fetali, fino a motivazioni che chiamano in causa la salute di entrambi. Si tratta comunque sempre di una scelta delicata, fatta sulla base di precisi punti di riferimento,che si possono modificare anche nel giro di pochi minuti: un parto può passare da fisiologico e patologico in 20 secondi". A illustrare i pro e i contro del cesareo, dopo "il tragico e inaccettabile caso di Messina", è Giorgio Vittori, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). Il ginecologo è favorevole alla 'naturalizzazione' della nascita, se non ci sono problemi di salute per mamma e bebè. "Si opta per il taglio cesareo - ricorda - principalmente a causa di gestosi, cardiopatie, pre-eclampsia, nefropatie o altre patologie materne, che rendono preferibile e più sicuro questo approccio, a tutela della salute di madre e bebè. Ci sono poi problemi del piccolo, come sofferenza fetale acuta, ritardo della crescita, malformazioni, che spingono verso questa soluzione. E, infine, cause che riguardano entrambi". E che possono manifestarsi anche nel corso del travaglio. Quanto ai contro, si tratta sempre di un intervento, dunque deve essere motivato e soprattutto deve essere eseguito da personale formato ad hoc, ricorda il medico.
Insomma, "occorre valutare con attenzione le condizioni di entrambi, pensando alla salute di madre e feto. Si tratta di una scelta delicata, che va fatta caso per caso", dice Vittori. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la percentuale dei cesarei non dovrebbe superare il 15% dei parti. "Una percentuale che va pero' rivista, anche sulla base dell'aumento dell'età materna, e che sarebbe corretto aumentare al 25% circa", dice l'esperto. "I numeri in Italia pero' - ammette il ginecologo - sono molto più elevati: siamo al 38%, con picchi del 62% in Campania e di oltre il 50% in Sicilia. Questo per una serie di motivi: dall'aumento appunto dell'età della donna al primo figlio, fino alla crescita della richiesta materna". Secondo Vittori, però, a far straripare il numero dei cesarei nel Belpaese sono anche questioni organizzative e medico-legali. Prima fra tutte il fatto che le unità operative di ginecologia non sono "mai a ranghi completi h24, sette giorni su sette. Così la donna che teme di trovarsi a partorire nel fine settimana, spesso piuttosto che rischiare di capitare in un turno sguarnito" opta per una soluzione 'chirurgica'.
Fonte: sigo
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