Stanare l'ovulo con il Dna 'malato' e selezionare quelli da cui potrà nascere un bebè in provetta sano. E' la nuova arma a disposizione delle coppie italiane portatrici sane di gravi malattie genetiche, come talassemia, distrofia muscolare e fibrosi cistica. Coppie a rischio, con il 25% di possibilità di trasmettere la patologia al bebè. Gli aspiranti genitori potranno archiviare la via del turismo procreativo verso centri esteri che eseguono la diagnosi pre-impianto (in Italia non si fa ancora) e, prima di sottoporsi alla fecondazione in vitro, ricorrere alla diagnosi 'pre-fecondazione': uno strumento "più etico della diagnosi pre-impianto perché l'indagine si fa sull'ovocita e non sull'embrione", annuncia Guido Ragni, presidente della federazione italiana delle società scientifiche della riproduzione.
Sarà il Policlinico di Milano a offrire questo esame, "unico centro pubblico della Penisola". Si comincerà a selezionare le coppie portatrici sane di talassemia. Le liste d'attesa sono aperte da un paio di giorni e già ci sono le prime adesioni. Il vantaggio: "Se nel Dna dell'ovulo troviamo la mutazione genetica alla base della malattia, non dobbiamo far altro che buttarlo via e prelevarne un altro. Nel caso della diagnosi pre-impianto, invece, una volta individuato un embrione malato siamo costretti a congelarlo per tutta la vita", evidenzia lo specialista. Ma c'è anche un risvolto della medaglia: "La percentuale di errore è del 5%, contro l'1-1,5% della diagnosi pre-impianto". Non è escluso che in futuro la precisione dell'esame possa crescere ulteriormente, assicura lo specialista. "Siamo davanti a una tecnica nuovissima che può essere ulteriormente affinata.
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