Ogni anno 4.500 nuovi casi e 3 mila morti. Sono i numeri del tumore dell'ovaio, un cancro 'rosa' particolarmente insidioso perché si ripresenta anche a distanza di tempo dalla prima battaglia. Otto malate su 10 sperimentano una ricaduta, ma ora sembra possibile ritardare le recidive associando alla chemio un farmaco intelligente che 'affama' la neoplasia (il bevacizumab), già disponibile sul mercato e usato contro vari tumori.La buona notizia arriva dai risultati preliminari di uno studio internazionale, presentati a Milano al Congresso annuale dell'Esmo, la Società europea di oncologia medica.
"Si tratta di una svolta importante nel trattamento di una malattia che negli ultimi anni non ha offerto nuove opzioni terapeutiche", spiega Sandro Pignata, dell'Istituto tumori Fondazione 'G. Pascale' di Napoli. Il problema è che "in questa forma di cancro la diagnosi precoce è difficile perché non vi sono sintomi che la permettano". Risultato: "Nell'80% dei casi il tumore viene scoperto solo quando è già in fase avanzata. Siamo riusciti a cronicizzare la malattia grazie alle armi che abbiamo oggi a disposizione", continua l'esperto. Tuttavia, precisa, "uno dei problemi più importanti nel trattare questa patologia non è la risposta iniziale alla chemioterapia, ma il fatto che per la maggior parte delle pazienti il tumore si ripresenta dopo un certo periodo di tempo, nella maggior parte dei casi entro 15 mesi dalla diagnosi iniziale".
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