I centri parto in Italia devono essere ridotti e quelli che restano devono garantire l'apertura 24 ore su 24, ogni giorno dell'anno. Il neonatologo, l'ostetrica e l'anestesista, devono essere sempre presenti, oltre al ginecoloco come gia' avviene oggi, cosi' come deve essere sempre possibile usufruire dell'analgesia epidurale e della diagnostica per immagini, di un laboratorio d'urgenza ed emotrasfusionale e deve essere possibile il trasporto d'emergenza di madri e neonati. Non importa quanti parti all'anno faccia un ospedale ma un punto nascita del futuro deve assicurare queste condizioni, per giustificare la sua esistenza. Il parto, inoltre, deve essere rimborsato dalle Regioni per una cifra che sia almeno tre volte superiore a quella attuale, mediamente, 1.500 euro.
Almeno secondo quanto prevede la proposta delle società scientifiche della ginecologia italiana, Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani) e Fesmed (Federazione sindacala medici dirigenti) che sarà sottoposta al vaglio della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati e al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, per la riorganizzazione di un comparto che 'è già tra i migliori al mondo'. La mortalità infantile è del 3,3 per mille e quella neonatale del 2,35 per mille. Le criticità, però, esistono e la prima tra tutte è l'alta percentuale di tagli cesarei: il 38% in media, vale a dire il tasso più alto d'Europa.
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