Scoperta la chiave genetica della depressione: un vero e proprio “interruttore” che attiva le sindromi depressive attaccando i neuroni e favorendo la comparsa dei sintomi. La scoperta, da parte dei ricercatori della Yale University, può portare a un nuovo 'superfarmaco'che, attaccando il gene incriminato e inibendone le funzioni, potrà impedire o curare molte forme depressive. "Questo studio - ha dichiarato Ronald S. Duman, professore di psichiatria e farmacologia all'Università di Yale e autore senior dello studio - ha individuato il gene che potrebbe essere una causa primaria, o almeno un fattore di contributo importante, per le anomalie che portano alla depressione".
La depressione, che solo negli Stati Uniti ha un costo sociale ed economico annuale di 100 miliardi di dollari, e' dovuta a una serie di componenti psicologiche, ma anche da fattori fisiologici. Questo spiega perché le persone rispondono in modo diverso agli antidepressivi più comunemente prescritti, che operano manipolando l'assorbimento del neurotrasmettitore serotonina. Tuttavia, ben il 40 per cento dei pazienti depressi non rispondono ai farmaci attualmente disponibili, che richiedono settimane o mesi per produrre una risposta terapeutica. Il team di Yale ha condotto analisi del genoma su campioni di tessuto da 21 persone decedute, a cui era stata diagnosticata la depressione, e hanno li confrontati con i livelli di espressione genica di 18 individui sani. Scoprendo che un gene chiamato MKP-1 aumenta di più di due volte nei tessuti del cervello di individui depressi.
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